Sono quindici le persone denunciate in seguito alle indagine fatte dal Centro nazionale anticrimine informatico per la Protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) della Polizia di Stato con l’accusa di formare la cellula italiana di Anonymous, il network internazionale di pirati informatici che si è messo in moto subito dopo l’arresto di Juliane Assange, il fondatore di Wikileaks, considerato un paladino della libertà di informazione e dell’aggiramento della censura.
L’inchiesta, condotta con l’aiuto della Polizia Postale, ha messo in luce le attività compiute dai giovanissimi che vivevano su tutto il territorio nazionale – cinque sono minorenni – e che venivano coordinati da un ragazzo di 26 anni residente nel Canton Ticino.
Usavano potenti server – La cellula italiana avrebbe offerto anche il proprio appoggio, poi dovutamente ricambiato, anche ad azioni ideate da gruppi di hacker stranieri. Negli scorsi mesi i giovani ‘pirati’ si sono messi in mostra con attacchi contro i sistemi informatici di istituzioni come la Camera, il Senato, il Governo, l’Agcom ma anche di grosse aziende come l’Eni, l’Enel, Mediaset e la Rai.
Il metodo utilizzato per far saltare i siti era pressapoco questo: venivano adoperato grossi server caratterizzati da potenti capacità di banda. In seguito venivano richiesti alle pagine internet prese di mira, servizi e comandi che come risultato facevano impazzire i sistemi informatici.
Danni patrimoniali – A commentare l’esito delle indagini è stato anche il vice questore aggiunto Tommaso Palumbo che ha dichiarato: “Mentre in passato erano necessari per l’attacco informatico centinaia di ragazzi che collegandosi facevano saltare il sito, oggi si utilizzano grossi server che mandano in tilt il sistema utilizzando quindi apparecchiature veramente alla portata di tutti“.
Sulla questione è intervenuto anche il direttore della Polizia Postale Antonio Apruzzese: “Al di là dell’aspetto penale della vicenda va sottolineato il danno patrimoniale arrecato da queste azioni, i cui costi graveranno sui ragazzi e sulle loro famiglie. Ci sono molti modi per esprimere un dissenso ma qui si producono reati e si producono anche seri danni economici”.
S. O.