Scontro epocale, congiura, caccia all’uomo: sono queste alcune delle espressioni utilizzate ieri dal deputato Alfonso Papa per descrivere ai membri della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera lo scenario ostile allestito contro di lui dagli ex colleghi della Procura di Napoli. Il pidiellino, accusato di concussione nell’ambito dell’inchiesta P4, ha ieri esposto i contenuti focali della sua lunga memoria difensiva, sostenendo che a muovere gli inquirenti sarebbero stati asti e risentimenti personali. L’ex togato ha comunque deciso di autosospendersi dalle commissioni Giustizia e Antimafia di Montecitorio: una scelta maturata per “opportunità”, ha spiegato Papa, che entro il prossimo 15 luglio dovrebbe ricevere il responso della Giunta e sapere dunque se la richiesta di arresto che pende come una “Spada di Damocle” sulla sua testa verrà accolta o meno.
Odi e rancori degli ex colleghi – La prima curiosità e che nella lunga difesa illustrata ieri da Alfonso Papa alla Giunta per le autorizzazioni a procedere di Montecitorio il pidiellino ha sempre parlato di sé in terza persona. “E’ stata orchestrata una manovra che – ha spiegato – si articola con la strumentalizzazione giudiziaria di odi, rancori e gelosie presenti nell’ambiente del Distretto di Napoli ed assurte a procedimento penale al fine di proseguire quella che più che una indagine – ha osservato Papa – appare come una vera e propria caccia all’uomo“. Una congiura che, secondo l’ex magistrato finito nella rete di Luigi Bisignani, avrebbe dato il via a un irrimediabile gioco al massacro.
Perseguitato e autosospeso – “L’intento persecutorio – ha continuato il deputato – risulta arricchito dal comportamento scorretto e interessato di alcuni coindagati e di persone a questi legate da interessi di varia natura e da una campagna stampa sapientemente costruita per demonizzare e distruggere l’immagine del Papa come onorevole, come magistrato, come uomo”. Uno scenario apocalittico, insomma, nel quale Alfonso Papa rivestirebbe il ruolo della vittima. Ma tra le pieghe della sua difesa, ieri l’esponente del Pdl ha trovato il tempo per ufficializzare la decisione di sospendersi dalle commissioni Giustizia e Antimafia della Camera: “Sono assolutamente sereno – ha spiegato – ma per un semplice fatto di opportunità e per evitare strumentalizzazioni mi sono autosospeso”. Nessun accenno, invece, alla possibilità di dimettersi dal Pdl.
L’attesa per il responso – La decisione della Giunta dovrebbe giungere entro il 15 luglio. Soltanto allora sarà possibile conoscere la scelta dei giudicanti e scoprire se avranno deciso di prestare credito allo “sfogo” del deputato vessato dai pm rancorosi e se piuttosto abbiano considerato più opportuno consegnarlo alla giustizia, autorizzando la richiesta di arresto. Se questa seconda opzione dovesse avere la meglio, si tratterebbe di una novità assoluta. Di un precedente significativo.
Maria Saporito