Condannato il medico ayurvedico. E’ stato condannato a due anni con sospensione condizionale della pena G. S., il medico ayurvedico bolognese accusato della morte (avvenuta nel 2006) di un bambino di sei anni trentino malato di fibrosi cistica a cui, secondo l’accusa, fece sospendere i farmaci tradizionali somministrandogli solo polveri minerali ed erbe aromatiche alla base della terapia ayurvedica. Il processo si è concluso ieri: il giudice Luciana Caselli ha stabilito una pena di due anni, ma anche risarcimenti molto alti per i familiari del bambino (che diventeranno esecutivi, però, solo dopo il terzo grado di giudizio): 220.000 euro per ciascun genitore e 75.000 a testa per le due sorelle del bimbo.
Morì nel 2006 durante un soggiorno al mare. Dopo una denuncia della zia del bimbo, l’inchiesta fu aperta nel giugno 2006 dalla Procura di Teramo nelle cui vicinanze il piccolo morì durante un soggiorno. Il medico ha sempre negato di aver consigliato alla famiglia di sospendere la cura con farmaci tradizionali al contrario di quello che hanno sempre sostenuto i genitori del piccolo. La tesi dell’accusa non era comunque stata accolta dal gup Bruno Giangiacomo al termine dell’udienza preliminare. Il bambino era in cura da sempre in un centro specializzato di Verona e seguiva una terapia particolarmente aggressiva a base di cortisone e antibiotici. Nel settembre del 2005, su suggerimento di una farmacista di Cavalese, in provincia di Trento, i genitori del piccolo si erano rivolti allo specialista ayurvedico bolognese. Da allora non venne più portato al centro specialistico di Verona che lo curava fin dalla nascita nè dalla pediatra di famiglia che l’aveva sempre seguito assiduamente.
Nessuna condanna alle cure ayurvediche. Secondo la ricostruzione degli inquirenti la mancata somministrazione dei farmaci tradizionali poteva accrescere il rischio di un eventuale aggravamento della patologia. Soddisfazione per la sentenza è stata espressa dall’avvocato di parte civile Beppe Pontrelli che rappresenta i familiari (i genitori e le due sorelline) del bimbo deceduto. “Sono contento -ha commentato il legale – per aver raggiunto il risultato per cui mi sono battuto e sono pronto a resistere ad eventuali appelli e ricorsi per Cassazione”. La Procura ha anche rimarcato che la condanna non intende demonizzare le cure ayurvediche tout court ma sollecita la necessità di fare attenzione, nei casi di malattie più gravi, a non allontanarsi dalla medicina tradizionale.
Adriana Ruggeri