Il Sud Sudan proclama la sua indipendenza

È stata ufficializzata nel corso di una lunga cerimonia nella capitale Giuba -È nato oggi, 9 luglio del 2011, il 54esimo stato africano, il Sud Sudan. A proclamare l’indipendenza è stato il presidente del parlamento allo scoccare della mezzanotte nel corso di una cerimonia tenutasi nella capitale Giuba. La più giovane nazione del mondo, nata dopo lo schiacciante referendum di gennaio e 20 anni di guerra civile, sarà riconosciuto la settimana prossima come 193nazione del mondo e ammesso nelle Nazioni Unite.

“Vedo la luce alla fine del tunnel”, ha detto Salva Kiir, il primo presidente del Sud Sudan, davanti al mausoleo di John Garang il padre dell’indipendenza, morto in un incidente aereo nel 2005. Kiir ha ricordato un antico proverbio africano “la notte può essere molto lunga, ma il giorno arriverà di sicuro”, e ha assicurato che la sua nazione “perdona”, ma “non dimentica” la lunga guerra che ha portato all’indipendenza. Il neo-presidente si è impegnato a trovare una soluzione a tutti i problemi ancora irrisolti e a lavorare per “un nuovo inizio fatto di tolleranza, in cui la diversità culturale ed etnica sia una ragione di orgoglio”.

Accanto a lui c’era anche  Omar El Bashir, il presidente del Nord, un tempo acerrimo nemico di ogni idea di indipendenza e che invece oggi, dopo aver accettato la volontà del popolo espressa dal referendum, si è congratulato con la scelta, che va rispettata, dei “fratelli” del Sud. El Bashir, sul cui capo pende un mandato d’arresto del tribunale dell’Aja per crimini contro l’umanità, protagonista di una guerra che lo ha visto contrapposto al sud per oltre vent’anni, ha precisato che  ” Un Sudan unito sarebbe stato più forte, sarebbe stato un’opzione migliore per entrambi i popoli, ma l’unità non può essere mantenuta con la guerra, rispettiamo quindi la volontà del popolo del sud. Annuncio a nome del popolo sudanese che sosterremo il vostro paese, con cui auspichiamo di avere un futuro comune di pace”.

Presente alla cerimonia anche il segretario delle Nazioni Unite, Ban-Kin-Moon. E proprio il  Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha deciso di inviare una missione di 7mila soladati e 900 civili per vigilare sulla costruzione del nuovo stato.

Annastella Palasciano