Rivoluzione permanente – Migliaia di manifestanti occupano da giorni Piazza Tahrir, centro nevralgico del Cairo e luogo dove ebbero inizio poco più di cinque mesi fa le proteste contro il presidente Hosni Mubarak. I partecipanti alla protesta criticano infatti l’operato del governo militare attualmente al potere e chiedono nuove riforme affinché la rivoluzione non resti solo parziale. “Cinque mesi dopo la caduta di Mubarak dobbiamo proseguire il mutamento – ha dichiarato Moussa Kassem, uno dei manifestanti che ha passato la notte in piazza – Chiediamo l’allontanamento degli esponenti del passato regime che sono ancora al loro posto nei media”. Una protesta ferma e persistente che non terminerà finché non ci saranno risultati concreti.
Sharaf accontenta i manifestanti – “Bisogna cambiare il ministero dell’Interno, perché la polizia rispetti tutti quanti in questo Paese” ha affermato Mohamed Karim, studente che ha preso parte alle proteste, riassumendo il pensiero di tutti i manifestanti, i quali chiedono l’imposizione di punizioni esemplari contro i poliziotti responsabili di aver ucciso oltre 850 ragazzi nel tentativo di reprimere le rivolte di inizio anno, sfociate poi nell’allontanamento di Mubarak. Il premier egiziano Essam Sharaf ha così deciso di dare ascolto alla piazza, chiedendo al ministro dell’Interno di licenziare tutti i membri delle autorità che uccisero i manifestanti anti-Mubarak. Una decisione solo formale, realizzata con lo scopo di far calmare le acque, invece dell’attesa svolta che l’intera piazza chiede a gran voce.
Nuova rivoluzione – Tuttavia, i manifestanti non si accontentano e chiedono che la transizione avvenga in maniera più veloce, altrimenti saranno costretti a una nuova rivolta contro i militari del nuovo governo. Secondo i leader della protesta, la lentezza del processo è condizionata soprattutto dall’influenza sulla giustizia di molti giudici corrotti che avevano forti legami con Mubarak e con il suo regime. “Il sangue di queste persone non deve essere stato inutile – ha gridato Hamid Zayd, un giovane che ha percorso oltre 200 km per partecipare alla manifestazione – Tutti gli sforzi esercitati neanche. La corruzione non deve persistere”. Un messaggio chiaro: la piazza non accetta compromessi, la rivoluzione va portata avanti fino in fondo. Finchè qualcosa non cambierà concretamente, infatti, la gente continuerà fino all’ultimo ad occupare Piazza Tahrir: una prova di resistenza per un futuro diverso.
Emanuele Ballacci