Mamme in protesta. Pancioni in protesta a Domodossola, dove un gruppo di mamme in dolce attesa e di cittadini ha iniziato a manifestare la scorsa settimana contro la chiusura del punto nascite dell’ospedale locale di San Biagio, previsto in data odierna. Il provvedimento è stato annunciato dal commissario dell’Asl del Vco, Corrado Cattrini, che ha motivato la decisione con l’aggravarsi della carenza di personale. Le mamme hanno trascorso la notte in municipio, annunciando una protesta ad oltranza contro il provvedimento che le obbligherebbe a partorire nell’ospedale di Verbania, a circa 50 chilometri di distanza. Con le loro pance le donne incinte testimoniano la viva necessità di mantenere operativo il punto nascite.
Presidio attivo da venerdì. Il Municipio è sotto presidio da venerdì scorso: le donne a turno, divise in gruppi di cinque, si alternano nelle sale municipali e il presidio resta attivo anche durante la notte. Sono decise a proseguire la protesta sin quando non otterranno fattive rassicurazioni circa la sopravvivenza del punto nascite. In settimana si terrà un incontro tra una delegazione di mamme ed il direttore generale della sanità piemontese, Paolo Monferrino. Ma alle neomamme non basta, anche perché è già stata annunciata per settembre, anche la chiusura del servizio pediatrico dell’Ospedale cittadino. Le mamme di Domodossola non mollano, anche il sindaco della città è dalla loro parte, che ricorda al presidente Cota, le “promesse fatte in campagna elettorale quando aveva garantito che non ci sarebbero stati tagli”.
Lo sfogo di una mamma in gravidanza. La struttura sanitaria in oggetto assicura alle donne di essere seguite durante la gestazione e di partorire debitamente assistite, senza per questo dover affrontare distanze insostenibili. Ecco cosa dice una mamma di Domodossola: “La nostra è una battaglia di dignità e per il rispetto dei nostri diritti…vogliamo che i nostri figli possano nascere e venire assistiti in Ossola, questo non perchè siamo “pigri” o per interessi di campanile come purtroppo qualcuno ha insinuato, ma solamente perchè, non possiamo accettare che in caso di urgenze nelle valli o anche nella stessa Domodossola e paesi limitrofi la vita di noi mamme e dei nostri piccoli venga messa in pericolo da una distanza certamente eccessiva tra noi e il primo ospedale attrezzato“.
Adriana Ruggeri