Libia: il regime apre alla trattativa. “Ma la Nato fermi i bombardamenti”

I ribelli avanzano verso Tripoli. E preparano la battaglia nelle alture del Nafusa, alla conquista della città di Asabah. Un momento cruciale della guerra, dato che la stessa cittadina è pochi chilometri da Garyan, bastione pesantemente difeso dalle forze del regime. Ma soprattutto perché la stessa Asabah è la patria di alcune delle grosse famiglie rimaste fedeli a Muammar Gheddafi.
“La battaglia più importante”, annunciano fonti dei ribelli, in attesa di istruzioni dalla Nato per l’assalto finale da Tripoli. E proprio dalla capitale libica tornano forti le voci dei negoziati. Con o senza Gheddafi. A rivelarlo è il primo ministro libico Baghdadi al Mahmoudi, che in un’intervista a Le Figaro spiega che i negoziati dovranno essere liberi. Anzi, “la Guida non interverrà in queste discussioni”. Una condizione che potrebbe favorire l’inizio del dialogo fra ribelli e regime. Il quale, sempre per voce di al Mahmoudi, pone una condizione per l’inizio delle trattative: “Gheddafi è pronto a rispettare la decisione del popolo. Ma non si può parlare sotto le bombe”.
Insomma, per sedersi al tavolo della pace la Nato deve prima cessare i bombardamenti. Solo da qui si potrà partire, spiega il primo ministro per “organizzare un nuovo sistema politico”. Ma se dal regime si avanzano proposte di dialogo, in Europa c’è già chi annuncia contatti in corso, come annunciato dal ministro degli Esteri francese Alain Juppè: “Ci sono stati effettivamente contatti – ha dichiarato a radio France Info. – Non si può parlare oggi di un vero negoziato, ma abbiamo ricevuto emissari che ci hanno detto: Gheddafi è pronto a lasciare, parliamone”. Voci confermate ieri anche dal giornale algerino El Khabar, che pubblicava un’intervista al secondogenito del Raìs Saif al Islam, il quale parlava proprio di negoziati in corso con la Francia. Su questi, però, resta comunque il peso delle condizioni poste da al Mahmoudi, che accusa l’Alleanza di rendere difficili (se non impossibili) le trattative: “Il è che la Nato ha rafforzato il consiglio nazionale di transizione, ma se i bombardamenti cesseranno si può rapidamente raggiungere un compromesso, ne sono sicuro”.

Cristiano Marti