Come nei film hollywoodiani – appunti, hollywoodiani – potrebbe arrivare l’Fbi a dare una mano alla polizia locale nel tentativo di risolvere un caso in apparenza privo di soluzione. Solo che questa volta l’arrivo degli agenti federali potrebbe essere salutato con viva soddisfazione e non con la canonica diffidenza dovuta all’orgoglio di chi non vuole vedersi estromesso da tipi un po’ altezzosi. Comunque parliamo di cronaca, non di cinema, e il giallo da risolvere non ha le proprie radici in una metropoli americana ma a Brembate di Sopra, il paesino della Bergamasca dove il 26 novembre 2010 venne rapita Yara Gambirasio, poi ritrovata cadavere novanta giorni dopo a Chignolo d’Isola.
Dna – La notizia, che in un certo senso fa il paio con quella riguardante il possibile contributo dato dagli esperti statunitensi nella risoluzione del caso di Ripe di Civitella dove a essere trovata morta fu Melania Rea, è stata diffusa ieri anche se non ha ancora ricevuto conferme ufficiali: con l’obiettivo di avere un identikit quanto più dettagliato possibile dell’assassino di Yara, la polizia italiana potrebbe chiedere una mano ai colleghi ben più illustri per analizzare le tracce di dna trovate addosso al cadavere della tredicenne.
In particolar modo, a interessare gli investigatori è il residuo genetico trovato sugli slip della vittima: Yara non ha subito abusi sessuali, ma ciò non esclude che chi l’ha aggredita non l’abbia fatto perché desideroso del suo giovane corpo.
Tutte le perizie fatte fino a oggi hanno portato a stabilire che quella traccia è riconducibile a un maschio di razza caucasica, con un dna per il 60% riconducibile al ceppo lombardo e il 40% all’Est Europa. Ma con l’aiuto dell’Fbi si potrebbe riuscire a risalire a particolari come l’età, il colore dei capelli e gli altri principali tratti somatici.
Tanti pezzi di un puzzle il cui completamento porterebbe come soluzione a un nome.
S. O.