Dopo l’inchiesta sul governatore della Campania Stafano Caldoro per la vicenda rifiuti e le presunte omissioni di atti dovuti nella gestione dell’emergenza, un altro politico in vista della regione è stato iscritto nel registro degli indagati con un’accusa, se si vuole, ancora più forte ovvero quello di essere vicino alla camorra.
Il destinatario dell’avviso di garanzia è il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro che, come documentato in un articolo pubblicato oggi dal quotidiano Il Mattino, sarebbe giunto nel mirino degli inquirenti per i suoi presunti rapporti con il gruppo camorrista dei Casalesi guidato dal boss Francesco Bidognetti.
Affari – La figura di Cesaro sarebbe entrata in contatto con il clan perché quest’ultimo era interessato a impossessarsi di un’affare immobiliare da capogiro: si parla di oltre 50 milioni di euro.
Il nome del presidente della Provincia napoletana è stato fatto dall’avvocato Michele Santonastaso, in passato legale di numerosi boos.
Non è la prima volta che Cesaro viene accostato alla malavita: nel 1984 fu infatti arrestato per camorra e condannato in primo grado a cinque anni di reclusione, per poi essere assolto in Appello ma con una sentenza che lasciava numerosi dubbi. In quel caso i giudici dichiararono che “il quadro probatorio relativo alla posizione del Cesaro non può definirsi tranquillante. Il dubbio che l’imputato abbia, in qualche modo, reso favori ai suddetti personaggi per ingraziarseli sussiste e non è superabile dalle contrastanti risultanze processuali”.
La vicenda, infine, ebbe la sua definitiva archiviazione in un nulla di fatto: a deciderlo fu Corrado Carnevale, giudice della Cassazione divenuto famoso perché capace di cancellare centinaia di sentenze per fatti di mafia, il più delle volte motivando la decisione con la presunta presenza di vizi di forma.
S. O.