Sono stati impegnati circa 400 uomini nella maxi operazione della Squadra Mobile coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, in corso dalle prime luci dell’alba, per sgominare un giro di usura e riciclaggio che fatturava circa 100.000 euro a settimana. Due anni di indagini serrate che hanno consentito agli agenti di emettere 11 ordinanze di custodia cautelare e 54 perquisizioni, attualmente ancora in corso. Il Gip del Tribunale di Roma ha disposto, su richiesta del Procuratore Distrettuale Giancarlo Capaldo e dal Sostituto Procuratore Francesco Minisci, il sequestro di 10 immobili, 9 società, 12 automezzi e 3 circoli dove si praticava il gioco d’azzardo.
Encomio del sindaco Alemanno – «Un ringraziamento alla squadra mobile di Roma guidata da Vittorio Rizzi e a tutti gli uomini della Polizia di Stato impegnati nella maxi operazione in corso dalle prime ore dell’alba» è quanto affermato dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, dopo la conclusione dell’operazione «Si tratta di un duro colpo delle Forze dell’Ordine contro la criminalità, nello specifico l‘usura e il riciclaggio nella Capitale – ha aggiunto il sindaco – con un’impressionante giro d’affari che ha coinvolto centinaia di vittime e che contava fra gli affiliati anche nomi già noti. Mi auguro che dopo questa operazione, preceduta da anni di indagini, vengano assicurati alla giustizia in modo definitivo gruppi criminali che hanno causato danni gravissimi alla città e ai suoi cittadini». «L’operazione antiusura della Squadra mobile di Roma è un segnale forte e importante contro un fenomeno che rappresenta una vera e propria piaga per tante imprese e famiglie. Alle forze dell’ordine va il plauso mio e della Regione» ha dichiarato, in una nota, la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, che ha continuato, «L’Amministrazione regionale è fortemente impegnata nel contrasto all’usura, attraverso l’Osservatorio per la legalità, all’interno del quale sono presenti rappresentanti delle forze dell’ordine ai massimi livelli con i quali stiamo collaborando attivamente: tante sono state in questi mesi le segnalazioni giunte al numero verde regionale antiusura che ci hanno permesso di dare supporto a famiglie o imprenditori a rischio usura o già coinvolti che hanno chiesto aiuto. Interventi che ci hanno permesso, in alcuni casi, anche di scongiurare epiloghi tragici».
Collegamenti con la Banda della Magliana – La maxi operazione, denominata “La luna nel pozzo”, è iniziata durante le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Roma sul caso Orlandi: sono finiti in carcere anche Giuseppe De Tomasi, detto ‘Sergione’, esponente nel 1970 della malavita romana, che gravitava intorno alla Banda della Magliana ed il figlio Carlo Alberto, riconosciuto come il telfonista che, nel 2005, chiamò la trrasmisione “Chi l’ha visto?” che si occupava del caso Orlandi. I due erano a capo di un’organizzazione «familiare» che proponeva alle vittime un tasso di interesse del 5% mensile,incassando un importo totale di circa 100.000 euro a settimana. A gestire il giro d’affari era l’intera famiglia, moglie, figlia, consuocero e genero compresi, oltre ad un’altra serie di persone che vi gravitavano attorno. Fu proprio la telefonata di Carlo Alberto ad insospettire gli investigatori, poiché, come ha spiegato il sostituto procuratore Giancarlo Capaldo, «Carlo Alberto con la sua chiamata alla trasmissione televisiva disse: ‘Se volete saperne di più sulla vicenda Orlandi andate nella basilica di Sant’Apollinare dove c’è la tomba di De Pedis’»
Tra le vittime professionisti e Vip – Il capo di questa holding familiare dettava ai parenti le regole da seguire nel comportamento con le proprie vittime: «non tirare troppo la corda», non essere particolarmente violenti al momento della riscossione del debito, onde evitare il rischio di denunce. Le vittime di questo giro di usura appartenevano alle più svariate classi sociali, ma, fra essi, figuravano anche professionisti stimati e Vip. Proprio ieri, durante una delle perquisizioni della Polizia all’interno di una delle sale d’azzardo gestite dalla famiglia De Tomasi, sono state identificate 50 persone e sequestrati circa 30 mila euro, tra contanti ed assegni, custoditi gelosamente da De Tomasi nella federa del suo cuscino. L’operazione è stata resa possibile grazie alle numerose denunce arrivate alla polizia; il Procuratore Distrettuale Capaldo, chiudendo la conferenza stampa tenutasi questa mattina alle 11.30 in piazzale Clodio, ha asserito: «All’usura si rivolgono moltissime persone ed è un canale importante per la malavita organizzata: ecco perchè invito a denunciare»
Francesca Theodosiu