Recensione Harry Potter – Ad attendere il finale della saga di Harry Potter erano in tanti. Fra i fan più accaniti si potevano contare coloro che temevano l’eventualità di una trasposizione cinematografica poco fedele o superficiale. Sebbene spesso i film riguardanti le vicende del maghetto hanno omesso dei particolari importanti, sorvolato alcune questioni e trasformato altre, stavolta il film è stato abbastanza fedele. Quanto? Per un buon ottanta per cento, probabilmente. Buona la fotografia, ben riuscito il “flashback” sulla vita di Severus Piton, intense le scene finali. Probabilmente si tratta di uno dei film meglio riusciti della saga, a patto che si escludano i primi due che erano, però, più semplici da “mettere in scena”.
Niente cattivi, niente buoni – Probabilmente chi ha letto i libri di Harry Potter o guardato i film che lo riguardano pensando che vi fossero dei buoni e dei cattivi assoluti si è sbagliato di grosso. Il bello di questa saga, che sarebbe un peccato guardare con troppa leggerezza, è che dentro di essa si sviluppano delle vere e proprie indagini all’interno dell’animo umano, che non è mai un animo completamente torbido né del tutto limpido. Voldemort non è una persona cattiva, è un bambino che è stato disprezzato dalla vita e che ha tentato di “farsi giustizia da solo”, è un individuo che ha rinunciato alla propria umanità in nome di una longevità priva di splendore, di bellezza, di vita. Voldemort è una persona insicura, che non domina le forze del male ma che è dominato da esse. Si tratta, alla fin fine, di un individuo al contempo gretto ed ingenuo, che ha fondato il proprio poderoso impero sul timore piuttosto che sull’amore. E Harry Potter chi è? Il suo antagonista? No. Il rapporto fra il giovane mago e Tom Riddle è ben più sottile. Voldemort è da sempre una parte dell’essenza stessa di Harry, che si scopre essere un Horcrux, uno dei “contenitori” dei vari frammenti di anima di Voldemort. Così come Voldemort non è un cattivo tout court, Harry non è il buono della saga, non è l’eroe senza macchia e senza paura. Chi è Harry Potter? È un giovane idealista pieno di sogni e di rabbia, che possiede una buona dose di “male” dentro di sé, ma che ha scelto di combattere per il bene. Alla fine cosa c’è di meglio di un potenziale cattivo che è forte della propria intelligenza e perciò sceglie di schierarsi dalla parte dei buoni? Un libro a parte meriterebbe solo la figura di Severus Piton, un uomo che basa la propria vita sul suo amore per una donna che non solo si sposa con un altro, ma che muore prima del tempo lasciando al mondo un neonato. Il momento in cui in quest’ultimo episodio della saga viene rivelata la vera identità del controverso personaggio di Severus Piton è forse uno dei più commoventi dell’intera storia. Probabilmente la figura del professor Piton è una delle meglio riuscite della saga. Che dire, invece, di Albus Silente? Insieme al suo assassino, Silente è decisamente uno dei personaggi costruiti con più intelligenza. Saggio, scaltro, di cuore…Albus Silente si è fatto le ossa sulla propria sete di potere e sulle proprie delusioni sentimentali: un altro “buono per scelta”.
Un finale prevedibile ma puntuale – Il finale di Harry Potter è andato contro la tendenza rocambolesca dell’intera saga, e la faccenda era del tutto prevedibile. La storia del maghetto e dei suoi amici è terminata con delle famiglie felici e solide che accompagnano i propri pargoli ad Hogwarts. Indubbiamente ce lo aspettavamo tutti, eppure si è trattato di un finale quantomeno puntuale, all’interno del quale si intravede un intelligente trionfo del bene; non di quel bene stucchevole, assoluto, irreale, ma di quel bene a cui tutti potremmo ambire, con o senza magia.
Martina Cesaretti