Conclusi a Modena gli scavi di recupero della stele funeraria

Si sono concluse a Modena le indagini archeologiche richieste dalla Soprintendenza dell’Emilia-Romagna dopo il rinvenimento, lo scorso maggio, di una stele funeraria che affiorava a circa tre metri di profondità in via Ferrari, non lontano dal Museo Casa natale di Enzo Ferrari. Due mesi fa, gli scavi, condotti da Marco Pradelli e Simona Scaruffi della ditta ArcheoModena, sotto la direzione scientifica degli archeologi della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Donato Labate e Luca Mercuri, avevano, infatti, intercettato, a circa un metro di profondità, un piccolo immondezzaio cittadino ascrivibile al ‘600-’700, con numerosi frammenti ceramici, tra cui alcune scodelle con caricature disegnate a graffito. A tre metri di profondità, la quota base fissata per la realizzazione di locali interrati,  era emersa la sommità della stele funeraria.

Monumento della gens Lollia – I lavori condotti hanno consentito di arrivare fino al piano di posa della stele, a 5,8 metri di profondità, rivelando nel complesso un manufatto di circa due metri di altezza, poggiato su di un basamento lapideo composto da due gradini. Un’iscrizione presente ha permesso di far luce sulla provenienza del monumento, appartenuto ad un membro della gens Lollia, Quinto Lollius Niger, che lo aveva fatto erigere per sé, per il padre Niger, la madre Tettulenae Prima e la figlia Gratillae. Ulteriori indagini condotte su una superficie di circa 30 metri quadri hanno poi messo in luce due sepolture ad incinerazione sempre della gens Lollia, una delle quali dotata di un ricco corredo composto da tre monete, emesse sotto il principato di Tiberio, lucerne, balsamari, alcune coppette e bicchieri a pareti sottili, e da alcuni elementi in osso lavorato, riferibili al letto funerario arso insieme al defunto.

Destino della stele – Terminate le ricerche, nei giorni scorsi, la stele è stata rimossa dal cantiere e trasferita presso un deposito. Spetta ora al Soprintendente Filippo Maria Gambari decidere se procedere alla sua valorizzazione nello stesso sito di ritrovamento o se esporla nel Lapidario Romano dei Civici Musei di Modena, dove sono stati spostati anche tutti gli altri reperti archeologici riportati alla luce. A finanziare le indagini, la Cooperativa Muratori di San Possidonio, responsabili del ritrovamento della stele durante i lavori di realizzazione di un complesso residenziale che, in onore dell’importante scoperta, prenderà il nome di “Direzione Lollius”.

Valentina De Simone