Solo qualche ora fa, Salvatore Parolisi, indagato per omicidio volontario della moglie Melania Rea, è stato tradotto nel carcere di massima sicurezza di Marino del Tronto. Uscito da un passaggio laterale del Comando provinciale dei Carabinieri di Ascoli, dove sono stati adempiuti tutti gli oneri burocratici, Salvatore è stato caricato su un furgone con i vetri oscurati e portato verso l’Istituto di detenzione, dove, ad attenderlo, c’erano i suoi legali, gli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile.
Salvatore grida la sua innocenza – In una mail inviata al giornalista della trasmissione “Studio Aperto”, Antonio Delitala, poco prima di essere portato in carcere, Salvatore Parolisi ha gridato, in un ennesimo diperato tentativo, la sua innocenza: «Caro Antonio, in questi momenti di grande preoccupazione, io grido la mia innocenza. Sono sereno con la mia coscienza, non ho fatto nulla». Queste le parole del caporalmaggiore, che ha aggiunto: «Amavo mia moglie, provo un grande dolore e sono il primo a chiedere giustizia. Per la giustizia e per far crescere mia figlia accanto a me dandole affetto, sia il mio che quello della madre, la cui perdita è enorme sia per me che per mia figlia. Mia figlia è oggi tutta la mia famiglia». Inoltre, poco prima di finire in manette, Salvatore avrebbe detto: «Io in carcere, l’assassino di mia moglie libero». A queste parole fanno eco quelle del padre di Melania: «Adesso gli auguro tutto il male», ha detto Gennaro Rea, «Oggi posso dire che io ho scoperto che avevo un clone in casa mia. Lui non era quella persona che ho conosciuto e che mia figlia adorava»
L’ordinanza del Gip – Il gip Carlo Calvaresi, che ha avuto il compito di decidere circa l’arresto di Salvatore Parolisi, ha allegato alle 88 pagine dei fascicoli relativi all’inchiesta di Melania Rea, anche alcune considerazioni personali sulla possibile dinamica dell’omicidio. Nelle due pagine, anche le foto scattate dai ragazzini che giocavano sul Pianoro che, secondo il magistrato, permetterebbero di ricostruire quel pomeriggio del 18 aprile e, quindi, di smentire, il racconto fatto da Parolisi agli inquirenti. Grande importanza il gip ha dato anche alle testimonianze raccolte fino ad ora: in particolare, un paio sarebbero state ritenute decisive per confermare che Melania Rea a Colle San Marco non sia mai arrivata. Un altro importante elemento che emerge dalla relazione del gip riguarda il modo in cui Melania è stata assassinata, di spalle, colta di sorpresa mentre era accovacciata a fare pipì: un atteggiamento, secondo il magistrato, che dimostra che Melania si fidava di colui che sarebbe diventato, poi, il suo assassino.
Parla il Procuratore di Ascoli – «Le menzogne sulle fasi della ‘scomparsa’ di Melania, denunciata dal marito il 18 aprile, non possono spiegarsi se non con una responsabilità personale di chi le ha dette. Questo, insieme ai risultati delle analisi scientifiche coerenti col quadro investigativo, ci ha spinto a chiedere l’arresto del marito, Salvatore Parolisi», così, all’Ansa, il Procuratore Capo di Ascoli Michele Renzo ha spiegato i motivi che hanno indotto i magistrati a chiedere l’arresto di Salvatore Parolisi. Renzo ha anche voluto rendere merito a tutto lo staff di magistrati impegnati nell’inchiesta, compresi i carabinieri e chiunque, a vario titolo, abbia contribuito a far emergere la verità: «Non si è risparmiato nessuno», ha detto il Procuratore. Adesso i fascicoli verrano trasferiti alla Procura di Teramo, competente per territorio, dal momento che l’autopsia e le analisi dei Ris avrebbero confermato che Melania sia stata uccisa a Ripe di Civitella: «Il più è fatto – ha concluso Renzo – e non abbiamo intenzione di estendere i nostri tentacoli in Abruzzo».
Francesca Theodosiu