Summer Tales: le poesie di Aldo Fabrizi a Campo de’Fiori

Ieri a Piazza Campo De’Fiori, uno dei luoghi più pittoreschi di Roma, si è svolto uno degli eventi che fanno parte del Summer Tales, manifestazione pensata per promuovere la cultura nelle strade della Capitale. L’attore Massimo Popolizio ha letto alcune poesie per un pubblico di passanti, turisti e persone venute appositamente per ascoltarlo. Insieme a lui c’erano dei musicisti che hanno deliziato i presenti con del buon jazz: l’ Enrico Olivanti Quartet del Saint Louis College of Music.

Aldo Fabrizi Poeta – Verso la fine di luglio fra gli individui che compongono la civilissima società occidentale è possibile contare un ingente numero di uomini e donne che non ha passato la prova costume. Fra questi c’è chi prende tale evento come una sconfitta e chi si ritrova a guardare la propria immagine nello specchio con sguardo complice, quasi a voler dire: “Che ci vuoi fare! Mangiare è bello!”. Tutti coloro che falliscono miseramente quando si tratta di dieta e palestra possono vantare fra gli antenati della propria categoria uno degli attori più celebri della Capitale: Aldo Fabrizi. Morbido, rubicondo, soffice e goliardico, Aldo Fabrizi non è stato solo uno dei simboli della “romanità” nel mondo, ma anche il portavoce di quel trasporto nei confronti del cibo che, bisogna dirlo, è tipicamente italiano. Aldo Fabrizi amava mangiare al punto da scrivere poesie lasciandosi ispirare dalla propria adorazione quasi ossequiosa nei confronti della buona tavola. L’interpretazione che ieri Massimo Popolizio ha dato dei suoi versi, dal giovane attore stesso definiti a ragione “delicati”, è stata davvero buona.

Fabrizi e il cibo – Mangiare grasso fa male? Meglio un’insalata verde con una spruzzatina di aceto balsamico di Modena? Magari a volte sì, ma solo a volte, ché perdere per sempre quell’aspetto della nostra cultura che è visceralmente legato al mondo del cibo sarebbe un vero peccato. I versi “gastronomici” che Massimo Popolizio ha recitato in Piazza Campo de’Fiori non smascherano il proprio autore come un ingordo qualsiasi: l’essenza di Aldo Fabrizi traspare come quella di una persona tenera, dolce, che per anni ha dovuto mangiare quel poco che c’era per sopravvivere, e che per il resto della vita ha deciso di nutrirsi per amore.

Il mortorio – L’ultima poesia che Popolizio ha letto ieri si intitola “Il Mortorio”, che in romanesco sta a significare il rito funebre. Mentre la sua voce teatrale diffondeva nell’aria le ironiche ultime intenzioni di Aldo Fabrizi, dentro tanti ascoltatori iniziava a crescere una sensazione. Malinconia dei tempi andati? Affetto nei confronti di quell’uomo grasso e tenero? Non proprio. Probabilmente era appetito, un appetito genuino, quasi piacevole. Giordano Bruno, dal canto suo, dava le spalle a pubblico e lettore, ma si vedeva lontano un miglio che se non fosse stato costretto all’immobilità sarebbe sceso anche lui a girare la forchetta in un piatto di spaghetti. Con l’ultima frase de “Il mortorio” Massimo Popolizio ha salutato tutti, e tutti hanno salutato lui e Aldo Fabrizi con un applauso. Mentre l’Enrico Olivanti Quartet, poi, suonava del jazz, riecheggiava nella piazza il simpatico epitaffio che Fabrizi scrisse di aver pensato per sé in quell’ultima poesia sul suo funerale: “Tolto da questo mondo troppo al dente”.

Martina Cesaretti