Faceva il modello mentre era in malattia. Ufficialmente era a casa in malattia, colpito da una forte influenza, ma in realtà stava lavorando in qualità di modello ad una sfilata. Arrotondava lo stipendio e si divertiva su una passerella organizzata a Punta Marina Terme. Il carabiniere, che lavorava al comando dei carabinieri di Forlì, è stato riconosciuto da un collega e amico proprio mentre sfilava come un grande top model in abito da sposo. Il fatto è particolare e non proprio consono alla rigide regole della “Benemerita” e per questo i giudici del Tribunale militare di Verona hanno condannato il carabiniere modello a tre mesi di reclusione.
Condanna a tre mesi. Secondo il certificato di malattia che aveva presentato al comando dell’Arma si sarebbe dovuto trovare alle prese con termometro, antibiotici e borsa del ghiaccio. I giudici del Tribunale militare di Verona dopo aver saputo l’incredibile vicenda, lo hanno infatti condannato. Il «prestante» militare dell’Arma di 43 anni, di origini toscane e attualmente in servizio a Forlì ma, all’epoca dei fatti contestati in aula a Verona, era operativo alla stazione dei carabinieri di Ravenna. In base al verdetto appena pronunciato dai magistrati scaligeri, il maresciallo-capo chiamato al banco degli imputati per una vicenda che risale a tre anni fa è stato ritenuto colpevole di una doppia ipotesi di reato: per la precisione, quelle di truffa militare e simulazione aggravata di infermità (rispettivamente previste e punite agli articoli 234 e 159 del codice militare di pace). In aula, comunque, gli è andata tutto sommato bene: contro di lui, infatti, la procura militare aveva sollecitato una condanna a nove mesi motivando la propria richiesta, nel corso della requisitoria scandita al processo, con il fatto che da parte di un militare dell’Arma ci si dovrebbe pur sempre attendere, in virtù del servizio che svolge e della divisa che indossa, una condotta «irreprensibile». Una «mano pesante» a cui, con dettagliate e articolate arringhe, si sono immediatamente opposti in tribunale gli avvocati Giuseppe Della Casa e Gabriele Sangiorgi, tentando punto per punto di ridimensionare gravità ed entità dell’accaduto, ma senza tuttavia smentirlo. Alla fine i giudici hanno deciso per una pena molto inferiore (tre mesi). Il militare conserva dunque sia il posto di lavoro che del grado di maresciallo-capo.
Adriana Ruggeri