Norvegia, Breivik ai giudici: dovevo salvare l’Europa dal marxismo

Udienza preliminare per Anders Behring Breivik. Intorno alle 14 di oggi le auto della polizia hanno accompagnato Breivik, autore delle due stragi in Norvegia dello scorso venerdì, in tribunale, dove una folla di persone intenzionate ad insultarlo ed avventarglisi contro, si era radunata all’ingresso. Le autorità hanno dovuto farlo entrare dal retro, perché nessuno potesse nuocergli. Si è svolta a porte chiuse questa prima udienza, in attesa che ulteriori dichiarazioni del 32enne vengano rese pubblicamente nelle prossime, che potrebbero essere svolte a porte aperte. Si decide oggi come procedere in merito a Breivik in questi giorni, ed in particolare se sia il caso di arrestarlo in via cautelare.
“Non sono colpevole”, ha dichiarato Breivik innanzitutto, candidamente. O meglio sì, ha commesso lui le stragi, a quanto afferma. Ma non si tratta di una colpa. Anzi, voleva salvare l’Europa dal “marxismo culturale”.

Si cerca ancora il complice. Ancora immerse nel dubbio le ipotesi riguardanti un eventuale complice di Breivik nelle stragi di venerdì. Il quotidiano inglese The Guardian ha diffuso la notizia secondo cui in Polonia sarebbe stato trovato il secondo uomo. Ma smentisce, al momento, la polizia polacca. Staremo a vedere nelle prossime ore gli sviluppi delle indagini, dal momento che i giudici e gli inquirenti sembrano esser sicuri del fatto che Breivik, per quanto si sia dichiarato forte come cento uomini non armati di alcuna idea, non abbia potuto compiere interamente da solo le due stragi consecutivamente avvenute venerdì.

Obbiettivo, uccidere la ex Premier. In sede di chiarificazione di quanto avvenuto, ed in particolare del movente e della personalità contorta dell’autore delle stragi, si è appurato che in realtà l’obiettivo di Breivik sarebbe stata la ex premier Gro Harlem Brundtland, che si trovava infatti sull’isola di Utoya, ma che ne era ripartita poche ore prima che iniziasse la sparatoria da parte di Breivik. Lo scopo di Breivik era anche stato pianificato da parecchio tempo, visto che a quanto pare a settembre 2010 il giovane avrebbe cercato per qualche tempo appositamente di avvicinarsi alla malavita norvegese a poco a poco, con lo scopo di procurarsi armi e mezzi. Ad ogni modo, il curioso killer non del tutto improvvisato, nella sua lucida e programmata follia ha finito con l’uccidere gran massa di gente, lasciando intatta la vita, quella almeno, della donna che doveva essere il suo obiettivo unico. Alla fine è riuscito a procurarsi proiettili da caccia grossa, del tipo a espansione, vietati dalla Convenzione di Ginevra ma in uso comune in Norvegia per le battute di caccia. Le ferite provocate da questo tipo di arma sono notevoli, e dunque molti sopravvissuti sono ridotti in condizioni davvero non facili da affrontare.
La polemica sui 21 anni di pena massima. Ora da affrontare c’è la polemica riguardante il massimo della pena: in Norvegia si tratta di 21 anni, oltre i quali secondo le leggi norvegesi può restare in carcere solo se considerato pericoloso per il futuro, ossia in grado di nuocere ancora. La questione appare un po’ sterile, in quanto non solo è inutile aprirla ora, e trattarla come se fosse il principale problema attuale, ma in realtà, vista la forza ideologica dimostrata, con la quale insiste nell’affermare la fondatezza del suo operato senza nasconderne alcuna parte, sarebbe a rigor di logica  più probabile pensare che tra 21 anni si ritenga che l’uomo sia ancora pericoloso.

S. K.