Quello che era iniziato come una semplice litigio per motivi di viabilità, si è trasformato in tragedia. Ieri pomeriggio a Milano, all’angolo tra via Doria e via Montepulciano, un motociclista di trentacinque anni, Alessandro Mosele, ha perso la vita in seguito ad uno schianto contro un’automobile guidata da un pensionato di 71 anni. Le cause dell’incidente erano risultate poco chiare ai carabinieri già nell’immediatezza del fatto: al termine dei rilievi, infatti, il pm di Milano si era presentato presso gli uffici della polizia municipale ed aveva iniziato ad interrogare alcuni testimoni che avevano assistito all’incidente.
La dinamica – Lo scontro sarebbe avvenuto a seguito di una lite per futili motivi intercorsa tra il motociclista ed il pensionato: dopo essersi insultati,il centauro avrebbe sputato all’automobilista e poi si sarebbe dato alla fuga. Il pensionato l’avrebbe quindi inseguito, investendolo. A nulla è servito l’intervento dell’ambulanza accorsa sul posto, poiché il motociclista, trasportato in codice rosso nella clinica Città Studi, è deceduto mentre i medici tentavano di rianimarlo. Nell’incidente è rimasta coinvolta anche una donna di 33 anni: investita mentre era in biciletta, è stata trasportata all’ospedale Niguarda. Quasi del tutto illeso l’automobilista, soccorso in codice giallo al Fatebenefratelli.
Pensionato accusato di omicidio – Nonostante sia stato sottoposto ad un interrogatorio durato tutta la notte, il pensionato Vittorio P., ha continuato, imperterrito, a respingere tutte le accuse mosse contro di lui. Decisive sarebbero state le testimonianze di alcune persone che avevano assistito alla lite, una cingalese, una rumena e due italiani, che hanno reso dichiarazioni concordanti circa la dinamica dell’inseguimento e dell’intenzione omicidiaria dell’anziano. Il pensionato è stato accusato di omicidio volontario con l’aggravante dei futili motivi, ma senza l’attenuante della provocazione, dal momento che, secondo il pm, aveva parimenti risposto agli insulti del motociclista. I ‘futili motivi’, invece, sarebbero stati contestati in quanto l’azione omicidiaria era manifestamente sproporzionata rispetto alle ragioni che l’avevano scatenata.