Melania: di Parolisi auto a Colle? Gravi indizi e grandi sviste (FOTO)

L’inchiesta sull’omicidio di Melania Rea, la giovane donna di Somma Vesuviana trovata morta a Ripe di Civitella lo scorso 20 aprile, sembrerebbe ormai conclusa, se non fosse per qualche “dettaglio” che risulta ancora incompiuto, quale, ad esempio, la possibilità che sia intervenuto un complice nella fase del depistaggio, ancora tutta da verificare. Eppure, secondo il pool di magistrati ascolani che fino ad ora si è occupato dell’inchiesta, nonché per l’opinione pubblica, il colpevole è già stato stanato e si tratta del marito della donna, Salvatore Parolisi. Come si legge nelle novantaquattro pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emesse dal gip Carlo Calvaresi, a carico di Parolisi sussisterebbero “gravi indizi di colpevolezza” che, seppure non bastino per farlo incriminare per direttissima, sono sufficienti, almeno, a farlo rimanere al fresco per un po’.

La ricostruzione di Parolisi – Nella sua versione dei fatti, Salvatore Parolisi ha sempre ribadito di essersi recato sul Pianoro di Colle San Marco insieme alla moglie: Melania si sarebbe allontanata intorno alle 14.45 per raggiungere una toilette. Questo è un primo punto: nell’ordinanza che riporta le dichiarazioni di Salvatore, l’uomo non dice che sua moglie avrebbe raggiunto il ristorante “Il Cacciatore”, ma afferma: “Dopo pochi minuti mia moglie mi diceva che aveva bisogno di andare in bagno; lei decideva di andare da sola a piedi, percorrendo una stradina che conduce ad un vicino chiosco, dove ci sono dei bagni pubblici, e più avanti ad un bar. Non ho potuto vedere dove mia moglie si recasse effettivamente, ma conoscendola penso che si sia recata al bar, siccome preferisce i bagni di un esercizio commerciale rispetto che a dei bagni pubblici, tant’è che quando si allontanava io gli dicevo di portarmi un caffè”. Secondo quanto indicato da Parolisi, dunque, Melania avrebbe comunicato solo l’intenzione di recarsi in bagno, ma non avrebbe anche specificato dove si sarebbe diretta: il fatto che la donna potesse raggiungere il ristorante “Il Cacciatore”, diventa, dunque, solo una supposizione del marito. Melania avrebbe anche potuto semplicemente avanzare di qualche metro, per trovare un posto appartato in cui espletare i suoi bisogni fisiologici. Questo non ci è dato saperlo.

I “gravi indizi di colpevolezza” – Tralasciando le varie relazioni extraconiugali di Salvatore Parolisi, che pure gli sono costate l’arresto, in quanto considerate il movente del delitto, gli indizi sui quali i giudici di Ascoli hanno ancorato le proprie convinzioni sono stati le testimonianze di quanti erano presenti sul Pianoro di Colle Sam Marco quel giorno. Tra tutte le persone interrogate, nessuna di loro dice di aver visto Salvatore Parolisi insieme a sua figlia vicino alle altalene quel giorno e, meno che meno, Melania. Queste dichiarazioni sono state considerate tutte attendibili e sicuramente lo sono, ammesso che queste persone abbiano mantenuto vigile la propria attenzione durante tutto il tempo di permanenza sul Pianoro e siano, in generale, dei grandi osservatori. Ad ogni modo, queste testimonianze sono state corroborate dalle foto scattate da alcuni ragazzini che si trovavano in gita a Colle San Marco. Secondo gli inquirenti, dalle foto emerge che non ci fosse nessuno accanto alle giostre e tantomeno un’auto parcheggiata, così come dichiarato anche dai ragazzini che hanno detto “di essere arrivati a San Marco alle 14.40-14.45 massimo e di aver parcheggiato i loro motorini affianco alla staccionata che delimita il prato della zona altalene” e che “la zona delle altalene era deserta”. Guardando le foto allegate all’ordinanza, però, un particolare balza subito agli occhi: non solo oltre le staccionate non si scorge alcuna auto, ma nemmeno i motorini che i giovani dicono di aver parcheggiato. Gli scooter, infatti, appaiono in primo piano nelle foto, sul prato, proprio accanto ai ragazzi che, giocano tra di loro o sono stesi a terra, ad una distanza notevole dalla staccionata che delimita la strada. E’ lecito pensare dunque, che i ragazzini siano arrivati sul prato direttamente a bordo dei loro motorini ed è altrettanto lecito credere che non abbiano avuto il tempo ed il modo di guardare chi ci fosse sul lato opposto della strada, per di più, accanto a delle giostre che non potevano suscitare l’interesse degli adolescenti. Tra l’altro, ingrandendo la foto fornita ai carabinieri, è possibile scorgere la sagoma di un’auto scura parcheggiata sulla sinistra, semi nascosta da un albero, molto simile, per forma a dimensione, alla Renault Scenìc di proprietà di Salvatore Parolisi. Sebbene non sia detto che si trattasse dell’auto di Salvatore, è indicativo il fatto che i ragazzini non l’abbiano notata.
Gli elementi fin qui evidenziati non vogliono assolutamente tentare di scagionare Salvatore Parolisi dalla tremenda accusa che pende sul suo capo, saranno i suoi avvocati a fare ciò ed un Tribunale apposito a deciderne le sorti. Una cosa però va detta: a certe amnesie si tende a dare immediatamente valore assertivo, perché capita di doversi affidare a qualsiasi cosa pur di dare peso al proprio credo. Tuttavia, negare che le foto scattate a Colle San Marco il 18 aprile scorso possano instillare un dubbio sulla natura delle conclusioni a cui, fino ad oggi, sono giunti gli inquirenti sembrerebbe altrettanto azzardato.

Francesca Theodosiu
Simone Olivelli