Nessun nuovo elemento sul giallo della morte di Melania Rea, la ventinovenne di Somma Vesuviana il cui cadavere fu rinvenuto a Ripe di Civitella lo scorso 20 aprile: è quanto riferiscono i legali di Salvatore Parolisi, attualmente in carcere con l’accusa di omicidio pluriaggravato.
Sulle tracce del telefonista – Gli inquirenti della Procura di Teramo sperano ancora di poter rintracciare l’uomo che telefonò ai carabinieri da una cabina della stazione degli autobus, denunciando il ritrovamento del corpo senza vita di Melania Rea. Secondo i magistrati infatti, una sua testimonianza potrebbe essere fondamentale per ricostruire le fasi successive alla scomparsa della giovane donna e, sopratutto, consentirebbe di capire chi possa aver operato il depistaggio, colpendo Melania, a morte già avvenuta, con ulteriori coltellate e conficcandole una siringa all’altezza del petto.
Telefonista potrebbe essere complice – Ieri, durante la trasmissione ‘Estate in diretta’ è stato intervistato il Prof. Felix Lecce, specialista in analisi psico-vocale, presso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma. Secondo l’esperto, la voce registrata dai carabinieri, verosimilmente autentica e non artefatta, corrisponderebbe a quella di un uomo di età compresa tra i 40 ed i 55 anni: la voce appare affannata e sembra che l’uomo non riesca a prendere fiato per la fretta di dire tutto ciò che sa e non apprezza le interruzioni al suo racconto dovute alle domande del carabiniere. L’uomo, che nella prima parte della telefonata parla in italiano, per poi cominciare a parlare in dialetto, sembra che abbia preparato, forse mentalmente, le cose da riferire ai carabinieri, per concludere la conversazione in maniera sbrigativa. Secondo il prof. Lecce, il lapsus avuto dal telefonista quando dice: “sto facendo…stavo facendo una camminata”, potrebbe indicare o che l’uomo avesse ancora vivo il ricordo di ciò che aveva appena visto, o che egli stesso sia in qualche modo implicato nell’omicidio. Gli inquirenti, infatti, avevano già ipotizzato che l’uomo potesse aver assistito al delitto, di qui la sua paura di presentarsi alle forze dell’ordine; questa tesi è stata avvalorata anche dal prof. Lecce, il quale ha sostenuto che lo stato emotivo che si evince dalla voce dell’uomo lascerebbe ipotizzare che il telefonista possa essere stato, se non l’assassino, un complice dello stesso, poiché potrebbe aver assistito, senza poi denunciare l’accaduto, all’omicidio di Melania. Inoltre, una serie di persone intervistate a Teramo escluderebbero che quella voce appartenga ad un abitante del luogo, poiché il dialetto che si sente nella registrazione non è quello teramano, ma piuttosto della zona di Val Vibrata o del Tronto, quindi verso Ascoli Piceno.
Francesca Theodosiu