Inizieranno lunedì prossimo i lavori di manutenzione del Mausoleo Ossario Garibaldino al Gianicolo, il monumento che custodisce tra le spoglie di valorosi patrioti quelle di Goffredo Mameli, il giovane poeta genovese, autore dell’inno d’Italia, ferito a morte proprio sul Gianicolo nel 1849 a soli 22 anni. Un intervento che comporterà opere di pulitura e disinfezione delle superfici in travertino, verifa e messa a norma degli impianti esistenti, sigillatura delle lastre della pavimentazione centrale e di alcuni gradini per impedire l’infiltrazione di acqua nella cripta. Un progetto, con un costo stimato intorno ai 20.00 euro, affidato alla Ditta Lepsa s.r.l., specializzata in lavori di restauro, sotto la direzione scientifica della Sovrintendenza Capitolina.
Storia del Mausoleo – Progettato dall’architetto Giovanni Jacobucci e solennemente inaugurato il 3 novembre del 1941, dopo due anni di lavoro, il Mausoleo sorge sul Gianicolo, nella località di Colle del Pino dove tra il 30 aprile e i primi giorni del luglio 1849 si è svolta, guidata da Garibaldi, l’ultima strenua difesa della Repubblica Romana, proclamata il 9 febbraio dello stesso anno. All’indomani della presa di Porta Pia, l’esigenza di ricordare degnamente i caduti per Roma viene posta con forza: è Garibaldi stesso, insieme al figlio Menotti, nel 1878-1879 a promuovere strenuamente la legge che poi ha riconosciuto il Gianicolo come il luogo deputato alla memoria dei patrioti. L’idea di realizzare un Mausoleo viene ripresa negli anni Trenta del Novecento dal figlio di Menotti, Ezio Garibaldi, allora presidente della Società dei Reduci Patrie Battaglie, e proposta al governo che la approva, sostenendone i costi.
Simbolo della città – Il nucleo centrale del monumento, al centro di un’area recintata, è arricchito da figurazioni allegoriche ispirate all’antichità romana, come la lupa, l’aquila imperiale, scudi e gladi. In corrispondenza degli angoli del quadriportico, quattro piedistalli in travertino sorreggono altrettanti bracieri bronzei decorati con teste di lupa, che ancora oggi vengono accesi nel corso delle ricorrenze ufficiali. Sui piedistalli sono ricordate le battaglie più significative per la liberazione di Roma, come quelle di Vascello, San Pancrazio, Palestrina, Velletri, Monti Parioli, Villa Spada, Aspromonte, Monterotondo, Mentana, Villa Glori, Casa Ajani, Porta Pia, San Pancrazio. Sul retro del quadriportico, una doppia rampa di scale scende al Sacrario, chiuso da un imponente portale bronzeo.
Valentina De Simone