Camminando nel vuoto per mezzo chilometro (foto)

Mezzo chilometro nel vuoto. Fai il primo passo e tutto va bene. Sotto c’è la roccia. Anche il secondo non riserva emozioni particolari, nonostante davanti a te hai un ponte in stile tibetano lungo diverse decine di metri e alto almeno altrettante. E’ solo il primo, quello più corto. Dopo qualche traversina sotto c’è il vuoto, il cuore aumenta le pulsazioni in modo “meccanico”. Si cammina su griglie rettangolari di metallo (cliccare su gallery in basso a dx), tra l’una e l’altra non c’è niente, o meglio, c’è il precipizio. Sei sul ponte Gorge di Claviere, in Piemonte,  qualche metro più in là c’è la Francia.

468 metri in sicurezza assoluta. Il secondo ponte è un vero e proprio percorso. Progettato ad arcate, si estende all’interno di quello che pare un crepaccio, ma in realtà è una valle, anche se piuttosto stretta. Si cammina per oltre 450 metri. Pericoli? Se non si tentano follie inutili quanto stupide assolutamente nessuno. L’organizzazione fornisce una solida imbragatura, dotata di due corde indipendenti e provviste di grossi moschettoni. E’ con quelli ci si aggancia ai cavi d’acciaio, intrecciati e multipli. Questi,  “circondano” il ponte. Sono di fianco a protezione di eventuali sbilanciamenti, ma anche sopra. Durante il percorso capita di staccare e riagganciare i moschettoni per questioni meramente tecniche. Il ponte Gorge è stato strutturato in modo da avere molti elementi di sicurezza,  quelli più imponenti fanno da raccordo tra un’arcata e l’altra. Mai togliere entrambi i moschettoni insieme, prima uno e lo si aggancia più avanti, poi l’altro e si fa lo stesso. Il leggero dondolio,  non fa altro che aumentare un’emozione che dopo pochi minuti trascura totalmente il timore iniziale e sfocia in un sentimento che mischia l’orgoglio di stare “su lì” e l’ammirazione per chi ha progettato e costruito il tutto.

L’ultimo è alto 90 metri. Verso la metà del ponte più lungo, ci s’imbatte nei primi tiranti. Spessi cordoni d’acciaio che sembrano scagliati contro la roccia della montagna da un fantascientifico gigante. Penetreranno per ben 8 metri, ognuno. Alla fine della lunga camminata nel vuoto, si sale per una scala che costeggia una cascata. Si può anche scendere e rifare tutto il percorso seguendo il fiume e osservando il ponte dal basso. Se si sale però, si arriva all’ultimo passaggio, un ponte simile al primo ma molto più alto, 90 metri circa. Passando nel primo pomeriggio si ha pure la fortuna di vedersi “riflessi” su una parete di roccia a decine di metri di distanza.  Sotto, passa il percorso della ferrata, viene spontaneo salutarsi.  Per chi non soffre di vertigini o ha particormente paura del vuoto, quella di percorrere tutte le 1350 traversine è sicuramente una gran bella esperienza. Originale, che può durare anche diverse ore e, cosa fondamentale, in sicurezza assoluta.

A.S.