Presunto calo delle tasse in Europa: dati e pareri sul tavolo delle verifiche. Si è parlato talvolta, sui principali quotidiani economici, di un presunto calo delle tasse all’interno della Ue27, relativo all’anno in corso. Di rado si sottolinea, accanto a questo dato, il fatto che questa diminuzione è da considerarsi solo relativa, quando non addirittura apparente. I dati relativi al biennio 2008-2009, infatti, mettono in luce non solo una riduzione del gettito fiscale, dato valido per l’Europa nel suo insieme. Ma andiamo ad esaminare i fatti più da vicino. Agli occhi esegue analisi più attente, infatti, si evidenziano immediatamente alcune situazioni che danno molto di cui riflettere, e purtroppo sotto una luce meno romanzata.
Nel periodo che stiamo attraversando, infatti, si assiste ad un sensibile calo dei consumi, che sul piano dei numeri fa apparire diminuite le tasse versate. Tecnicamente, di riduzione delle tasse non si può parlare. Errore, questo, voluto o casuale, che ha creato ampi equivoci coinvolgendo anche il mondo della piccola editoria ed influenzandone le tendenze.
Confronto con il resto del mondo. La pressione fiscale dell’Europa resta in ogni caso fortissima rispetto al resto del mondo. Guardando in grande e con quel distacco sufficiente a globalizzare la visuale, il continente dalla bandiera blu rappresenta, a livello internazionale, una anomalia. Circa il 30% in più rispetto agli Usa ed al sempre più potente Giappone, sono i veri numeri del peso delle tasse in Europa, qualunque sia l’analisi che senza cognizione di causa venga fatta su un determinato campione di dati, alla luce dei soli fattori su cui si voglia puntare la bacchetta.
Ottimismo politico facilmente smentito anche dall’aumento dell’iva, che a detta di molti esperti non è un buon segno ma deriverebbe dalla grave congiuntura che l’Europa attraversa in questi anni. Vediamo i numeri: di +1,3 punti è salita l’iva dall’inizio ufficiale della crisi economico-finanziaria. Analizzando solo i dati relativi all’Ue27, parliamo di un 19,4% del 2008, salito oggi, nel 2011, al 20,7%.
I numeri. Ci è anche di aiuto il sito della Commissione Europea, per valutare l’autentica situazione. E’ stato stilato infatti un report con la classifica dei Paesi a maggior tasso di pressione fiscale. La crisi è a detta pressoché unanime degli esperti il principale fattore di impatto sul sistema fiscale e sul bilancio pubblico. In media la diminuzione delle entrate è stata del 2% del Pil, e la spesa è invece aumentata del 4% del Pil. Le entrate di derivazione fiscale nelle casse dello Stato sono conseguentemente aumentate. Il lavoro attualmente è tassato circa al 50%, ed il consumo al 30% (medie europee). Anche le tasse sul capitale sono notevoli rispetto agli altri continenti: circa il 20%. L’Italia contribuisce ad elevare questi dati di parecchi punti, sia per quanto riguarda la tassazione del lavoro, che quelle del consumo e del capitale.
Riguardo i Paesi della Ue27, invece, il lavoro subisce una minor pressione fiscale negli ultimi anni: dal 33,8% del 2008 al 32,9% nel 2009. Per approfondimenti specifici relativi ai dati e prospetti più particolareggiati, rimandiamo alle analisi eseguite dall’Eurostat.
Sandra Korshenrich