Diventare famosi dopo essere morti. Una volta succedeva agli artisti – chiaramente senza che loro lo sospettassero – oggi accade a persone comuni. Uno dei tanti effetti dell’era dei reality show.
Dopo, anche usare questo avverbio di tempo potrebbe sembrare fuori luogo visto la perenne attualità del caso, il giallo di Avetrana che ha visto arrivare sotto la luce dei riflettori quasi l’intero albero genealogico della stirpe Misseri, con i componenti a spartirsi i tanti ruoli di quella che potrebbe essere definita una commedia dell’assurdo se non fosse che una ragazzina di appena quindici anni è stata realmente assassinata, da più di tre mesi a saziare la sete di mistero e pettegolezzi degli italiani vi è la storia di Melania Rea, la donna barbaramente uccisa a Ripe di Civitella lo scorso 18 aprile.
Diari pubblici – In questo genere di storie, che dopo essere giunte in tv fanno fatica a non confondersi con le fiction, a ritagliarsi un ruolo più o meno consapevolmente sono anche i protagonisti indiretti, cioè quelle persone che dal lutto sono state travolte.
Risale a pochi giorni fa la notizia del diario che Michele Rea, il fratello della vittima, ha redatto per il settimanale Oggi. Un modo per rendere partecipe – non si sa bene per quale motivo – il pubblico del dolore che è entrato nella famiglia di Somma Vesuviana.
Nel proprio scritto Michele racconta i cambi di prospettiva attraverso cui, in questi mesi, si è guardato alla figura di Salvatore Parolisi, il vedovo di questa storia ma anche il presunto assassino.
Il fratello di Melania racconta che all’indomani della tragica scoperta si pensò che il colpevole fosse “un pazzo che, attratto dalla sua bellezza, l’aveva rapita, violentata e uccisa” poi però, con il passare delle settimane e la scoperta dei segreti del cognato, i sentimenti verso quest’ultimo sono cambiati: “Parolisi aveva una doppia vita, forse una tripla, multipla vita. Una storia seria con Ludovica, la soldatessa, e forse una manciata di altre storie. Come può un uomo che dice di amare sua moglie vivere una storia parallela così intensa e seria? Da questi momenti Salvatore lo abbiamo visto in un’altra ottica: un uomo bugiardo, inaffidabile, irrispettoso dei sentimenti, ma non un assassino“.
Adesso, infine, con l’incriminazione ufficiale del caporalmaggiore del 235° Rav Piceno “è iniziato un incubo. È come se mia sorella Melania fosse morta un’altra volta. Ma è anche l’inizio di un percorso giudiziario che spero porti alla verità”.
Una brutta storia. Patinata.
S. O.