USA: ok all’aumento del tetto del debito

USA: accordo sull’aumento del tetto del debito. Il Presidente Barack Obama ha annunciato in mattinata il raggiungimento dell’accordo sull’aumento del tetto del debito degli Stati Uniti, che consisterà in circa 2400 miliardi di dollari. Un aumento analogo alla riduzione  del deficit  previsto nei prossimi dieci anni. Questo, secondo le fonti presidenziali, dovrebbe mettere al riparo da ulteriori incrementi del tetto nel 2012, anno in cui sono previste le elezioni.  Sarebbe così scongiurato il default, una minaccia che aveva preoccupato non poco il mondo intero fino a poche ore fa. Molti dubbi rimangono comunque negli ambienti delle agenzie di rating. Non tutte infatti paiono aver accolto l’accordo come la soluzione a tutti i mali. Standard&Poor’s ha addirittura paventato la possibilità di un downgrade.

Tagli alla spesa. Articolato in più fasi il piano di rientro, incentrato quasi esclusivamente sui tagli alla spesa. Bocciata infatti l’ipotesi di aumento delle tasse, proposta inoltrata dai democratici. La spesa totale verrà immediatamente ridotta di 1000 miliardi di dollari, tagliando dalle cosiddette spese discrezionali. In un secondo tempo verrà istituita una commissione ad hoc, che presenterà un ulteriore piano di tagli entro il 23 novembre. Il documento dovrà essere approvato da Camera e Senato. Inoltre l’accordo raggiunto prevede anche la possibilità di un emendamento costituzionale che, se votato dal congresso permetterà ad Obama di incrementare ancora il tetto del debito, di circa 1, 5 miliardi di dollari.

Difesa e assistenza sanitaria. Mentre quest’ultima, come dichiarato da più parti, non dovrebbe venire in nessun modo intaccata dai previsti tagli alla spesa pubblica, analogamente alla sicurezza sociale, il dipartimento della Difesa invece sembrerebbe essere nel mirino del piano di rientro. Nei prossimi 10 anni  è previsto un decremento dei fondi stanziati di circa 350 miliardi di dollari. Nel 2010 la spesa militare è consistita in una cifra vicina ai 700. Intanto la diffidenza degli investitori sembra poter  mettere a rischio la “Tripla A” di cui gli USA attualmente godono presso le agenzie di rating.  Dubbi che sono connessi anche alle difficoltà tecniche di realizzazione dell’accordo, definito comunque un “compromesso” da Barack Obama.

A.S.