Lampedusa, profughi morti in stiva: individuati gli scafisti

L’ennesima tragedia in mare, l’ennesimo concentrato di disperazione giunto a Lampedusa a bordo di un barcone malandato e soprattutto sovraffollato. All’indomani della scoperta di ben venticinque cadaveri all’interno di un’imbarcazione che, dopo essere salpata dalle coste libiche, è giunta nell’isola a sud della Sicilia.
Stando ai primi sopralluoghi le morti sarebbero state causate da asfissia: i venticinque profughi erano stati stipati all’interno di una minuscola stiva delle dimensioni, si fa fatica a crederlo, di due metri quadrati. A contribuire ai decessi ci sarebbero stati anche i gas di scarico del barcone.

Omicidio? – Le indagini condotte dalle forze dell’ordine italiane hanno portato a ipotizzare il reato di omicidio, oltre a quelli di morte come conseguenza di altro delitto e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dai racconti dei sopravvissuti si è capito che gli animi si sono accesi quando i venticinque rinchiusi nella stiva, non si sa bene se per punizione o per mancanza di altro spazio, hanno iniziato a non riuscire più a respirare in uno spazio così esiguo. Un uomo sarebbe riuscito ad uscire da lì per poi, però, essere gettato in mare dove sarebbe morto per annegamento.
La polizia avrebbe individuato gli scafisti che si sono resi protagonisti di questo orrore: sono di nazionalità siriana, somala e marocchina e per loro si pensa possa giungere presto un provvedimento di arresto.
Nelle prossime ore, intanto, i corpi delle vittime verranno seppelliti in alcuni cimiteri dell’agrigentino. Su due di essi, però, prima verranno effettuate le autopsie per appurare con certezza assoluta le cause della morte. Si sospetta, infatti, che alcuni dei venticinque deceduti abbia potuto subire anche percosse e altri abusi.

S. O.