Nuovo mandato di arresto per Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore del 235° Rav Piceno accusato di aver ucciso la moglie Melania Rea a Ripe di Civitella lo scorso 18 aprile. La decisione che era nell’aria da giorni, e che era già trapelata tramite alcune indiscrezioni, è ormai ufficiale: anche la magistratura teramana, così come quella di Ascoli Piceno, ritiene il militare responsabile dell’assassinio della giovane madre di Somma Vesuviana (Napoli).
Il gip Giovanni Cirino ha presentato in circa duecento pagine – quasi il doppio rispetto a quella del suo collega di Ascoli Piceno, che lo scorso mese si è dichiarato incompetente per territorio – i motivi che giustificano l’arresto di Parolisi.
Nell’ordinanza è stata inserita anche un’aggravante: oltre a quella del grado di parentela e della crudeltà, verrebbe mossa quella di aver «profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa». Infatti, sembrerebbe oramai chiaro che Melania è stata aggredita mentre era accovacciata a terra, quindi in una circostanza che non permetteva di difendersi. Come risaputo attualmente il presunto uxoricida passa le sue giornate dietro le sbarre di una cella del carcere «Castrogno» a Teramo.
La difesa – La notizia della nuova ordinanza di arresto a carico di Parolisi giunge proprio nei giorni in cui la sua difesa, rappresentata dagli avvocati Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, ha trovato nuova linfa nella fotografia scattata a Colle San Marco, la località da cui sarebbe partito secondo l’indagato il giallo, che ritrae un’auto simile a quella del caporalmaggiore e dall’indiscrezione secondo cui nel corso dell’autopsia sarebbe stato rinvenuto un capello di donna addosso al cadavere.
Circostanza, quest’ultima, subito confutata dagli avvocati della famiglia Rea e che quindi rimane sospesa nel limbo dell’incertezza.
S. O.