Ed il Financial storce il naso. “Date le persistenti tensioni sui debiti sovrani europei, questo non sarebbe un buon momento per l’Italia per disfarsi del ministro dell’Economia. Ma, come avviene anche per lo stesso Berlusconi, Tremonti non è indispensabile”. Così il Financial Times di oggi commenta la situazione riguardante il ministro italiano del Tesoro.
Si spendono poi due parole iniziali per riconoscere la buona volontà di Tremonti, ma si ironizza molto salatamente sull’affaire della casa a prezzo stracciato, considerata dai magistrati una forma di tangente. Il sagace giornalista fa notare, in particolare, come a rendersi protagonista di tale “distrazione”, come l’ha, più o meno, definita a varie riprese lo stesso Ministro nel tentativo di giustificarsi, non è stata compiuta da un qualsiasi membro del Consiglio dei ministri, ma proprio da quello che in teoria ha, per delega della Repubblica, il compito di far rispettare i canoni in materia di tributi, e provvedere alla riscossione delle tasse. Ovvero, fare in modo che ogni operazione finanziaria, anche minima, sia compiuta in forma “tracciabile” e non in nero. Si osserva dunque che proprio il ministro Giulio Tremonti ha pagato la casa dove abitava compensando in contanti il proprietario. Fatto anomalo anche tra comuni cittadini, e comunque non ammesso dal fisco. “Solo in Italia”, rombano di solito i rumorosi giornali stranieri in proposito, non solo questa volta ma in ogni caso in cui un sorriso sostituisce nei loro scritti il fomento di lamentele o di sguardi indignati.
Il serio ed il faceto. Proprio questo fa maggiore imbarazzo in sede italica (ma solo a pochissimi): il fatto che ormai ci si rida sopra, come quando si parla di cose scontate, non di guerra ma di Sturmtruppen, non di ingenuità ma di poetica di Snoopy, non di politica estera ma di barzellette italiane. E due parole serie, per finire: conclude smettendo di ridere, il giornalista del Financial: “È inconcepibile che il Ministro non sia al corrente del ruolo che i pagamenti in contanti rivestono nel perpetuare in Italia la malattia cronica dell’evasione fiscale”.
Barzelletta finita, si torna allo sguardo inevitabilmente arcigno. Ma nessun ginocchio del Bel Paese trema di vergogna, nessun volto arrossisce. Nel serio o nel faceto, ancora all’atto presente sembra non fare effetto a nessuno la situazione che manifesta una mentalità generale a cui ci siamo abituati, come se fossero piccole incidentalità, o difetti del folclore.
Sandra Korshenrich