Per Hosni Mubarak è arrivato il momento del processo. Corruzione e morte dei manifestanti. Di questo l’ex presidente egiziano dovrà rispondere davanti al tribunale del Cairo. Il dittatore è arrivato in aula in barella, dall’ospedale di Sharm el Sheikh dove era ricoverato per problemi al cuore dallo scorso aprile, appena due mesi dopo la sua deposizione dal governo del paese.
Scontata la sua prima dichiarazione: “Non colpevole”. Si definisce così l’uomo di 83 anni che per tre decenni ha avuto in mano l’Egitto, a partire da quel 6 ottobre del 1981 quando, dopo l’assassinio di Sadat, riuscì a raggiungere la presidenza. Respinge tutte le accuse, dunque, in un processo che lo vede imputato per la morte di 846 persone. Questo il numero dei manifestanti uccisi dall’inizio della rivolta a gennaio. Cifre che gli potrebbero costare la pena di morte.
A presiedere la Corte composta da tre magistrati, il giudice Ahmed Rifaat: “Vogliamo lavorare in completa calma e fare un processo giusto, nell’interesse del popolo”. Tutto è iniziato in mattinata, quando il rappresentante della procura egiziana ha presentato la sua requisitoria, accusando di omicidio premeditato l’ex presidente e l’ex ministro dell’Interno Habib el Adly, la cui posizione potrebbe essere stralciata, come hanno chiesto gli stessi legali di Mubarak. Per el Adly l’accusa sarebbe quella di aver ordinato alla polizia di sparare sui manifestanti. Richieste che Rifaat ha esaminato sospendendo per mezz’ora la seduta. Sul tavolo del presidente della Corte anche l’elenco dei testimoni che la difesa ha presentato. Oltre al feldmaresciallo Mohammed Hosseyn Tantawi, numero uno del Supremo Consiglio delle Forze Armate che ha retto il potere dopo la caduta del regime, sarebbero 1.600 persone di cui i legali avrebbero chiesto l’escussione.
Intanto, nel giorno in cui Mubarak torna ad apparire in pubblico (non succedeva dall’11 febbraio, giorno della sua destituzione) nella capitale si sono moltiplicate le manifestazioni pro e contro il dittatore. Civili che si sono dati appuntamento nei pressi dell’accademia della polizia, dove non sono mancati momenti di tensione. Gruppi di sostenitori ed oppositori dell’ex rais, infatti, si erano scontrati con lanci di pietre. A presidio dell’area oltre tremila soldati e agenti di polizia.
Cristiano Marti