Per i legali di Salvatore Parolisi, in carcere con l’accusa di omicidio pluriaggravato della moglie Melania Rea, la decisone del gip di Teramo, che ha confermato la custodia cautelare in carcere, «era largamente prevedibile». Così hanno commentato all’Ansa l’ordinanza di arresto emessa dal gip Giovanni Cirillo gli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, i quali hanno anche annunciato che il loro assistito non riponderà alle domande dei pm neanche nel prossimo interrogatorio di garanzia previsto per giovedi: «nell’interrogatorio di garanzia non risponderemo, andremo direttamente al Tribunale del Riesame», hanno fatto sapere i difensori di Parolisi.
L’accusa si smonta da sola – Almeno fino a ieri, gli avvocati di Salvatore Parolisi non erano ancora in possesso dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Teramo, 193 pagine redatte in soli tre giorni. «Stamattina mi hanno chiamato, ma ancora non ho nulla e mi risulta che al mio assistito ancora non viene notificato nulla. Solo dopo avere letto l’ordinanza potrò avere un quadro più chiaro. Mi dicono che vi sarebbero nuovi elementi. Vedremo», ha confermato l’avvocato Biscotti, il quale ha aggiunto, stamattina, che l’accusa nei confronti di Salvatore Parolisi «si smonta da sola». Secondo i legali del caporalmaggiore, infatti, «In solo 15 giorni il movente passionale cardine dell’inchiesta si sgretola così come già immaginato e pubblicamente argomentato da questa difesa. Il gip di Teramo, infatti, boccia clamorosamente il cuore dell’indagine di Ascoli, decretandone il definitivo naufragio». I legali hanno evidenziato, comunque, che «neanche lo sforzo del giudice di Teramo è però riuscito a colmare il grave vulnus intorno al movente, rifugiandosi ancora in mere ipotesi, congetture arbitrarie prive di qualsiasi aderenza agli atti e ai fatti dell’indagine».
La replica di Gionni – «Evidenzio che due Procure e due Gip diversi sono concordi nell’indicare Salvatore Parolisi come l’assassino della povera Melania», questa la replica ai legali di Parolisi, dell’avvocato Mauro Gionni, difensore della famiglia Rea. «Non ho ancora letto l’ordinanza di custodia cautelare – ha proseguito il legale -, quindi non posso dire altro. Da indiscrezioni che mi sono giunte sembra che anche in questa ordinanza venga ipotizzato, come fatto dalla magistratura ascolana, la possibilità che qualcuno abbia aiutato l’assassino nel vilipendio e nel depistare le indagini». Dopo il delitto, dunque, è probabile che Parolisi si sia fatto aiutare da un complice per depistare le indagini: resta ancora da verificare se questa persona abbia agito da sola o abbia soltanto aiutato il caporalmaggiore a reperire il materiale, laccio emostatico e siringa, per mettere in atto la messinscena.
Francesca Theodosiu