Camera, Verdini no, Milanese sì. E’ questo l’esito delle due votazioni che si sono tenute ieri alla Camera dei deputati, riguardanti due richieste della Giunta per l’autorizzazione a procedere. I verdetti sono contraddistinti da segno “opposto”, anche se i casi di Denis Verdini e Marco Milanese sono piuttosto diversi. Sul primo, Coordinatore del Pdl, pendeva la richiesta all’utilizzo delle intercettazioni, formulata dal Gip di l’Aquila. L’inchiesta è quella che riguarda gli appalti del G8. La Camera ha però negato il permesso. 278 no e 301 sì, ma la richiesta della Giunta era appunto quella di non concedere l’autorizzazione.
Milanese: aprite le mie cassette di sicurezza. L’autorizzazione ad utilizzare i tabulati telefonici e ad aprire le cassette di sicurezza è invece stata concessa per Marco Milanese, ex consigliere di Tremonti, dimessosi dopo essere venuto a conoscenza dell’inchiesta che lo riguardava. Per lui nessuna sorpresa, tantomeno preoccupazione, a quanto pare. Anzi, il pidiellino aveva chiesto pubblicamente che le indagini dei magistrati continuassero. Addirittura in una lettera ai pm, rilasciva l’autorizzazione personale ad aprire le sue cassette di sicurezza. Una pratica che però ha dovuto prima passare necessariamente dalla Camera dei Deputati.
Macchina del fango e tritacarne mediatico. Parallele le posizioni dei due indagati. Entrambi, a margine della votazione hanno preso la parola in Aula. Milanese parla di “macchina del fango” che attacca il sistema dei partiti, di “accuse gravi ed infamanti”, mosse da “persone che con me siedono in quest’Aula – continua – parole lasciate cadere liberamente senza conoscere fatti e atti e che sono solo servite ad alimentare la peggiore informazione”. Più o meno sulla stessa linea il Coordinatore Pdl Verdini: “Da due anni – spiega – vengo travolto dal tritacarne mediatico-giudiziario. Le cose sono cominciate diversi anni fa e sono ancora nelle condizioni di imputato”. Secondo quanto riportato dall’agenzia Asca, anche Verdini avrebbe chiesto che i giudici potessero usare le intercettazioni nell’inchiesta sul G8, obiettando però che “non possono estrapolarne solo alcune, ne mancano qualche centinaio, vogliono che vengano esaminate tutte”, ha concluso.
A.S.