Parti sociali e opposizioni: Berlusconi bocciato

Tutto secondo copione. Per quanto l’eccezionalità dell’evento (difficilmente si è visto un Presidente del Consiglio riferire in Aula il 3 di agosto) avesse portato ad auspicare un qualche inaspettato colpo di scena, Silvio Berlusconi si è attenuto oggi ad una traccia quantomai prevedibile, rigonfia di frasi ad effetto che ormai da mesi caratterizzano la strenua difesa della maggioranza di fronte ai devastanti effetti della crisi.
Ma la retorica della “maggioranza compatta” e del “Paese ormai fuori dalle difficoltà”, non convince più – e probabilmente non ha mai convinto – le parti sociali, e meno che mai le opposizioni parlamentari.

La delusione di CGIL e industriali – La critica all’immobilismo della maggioranza e del Governo, incapace di fronteggiare adeguatamente crisi e speculazione, aveva già fatto incontrare, la scorsa settimana, CGIL e Confindustria, pronti a sottoscrivere insieme – dopo mesi di confronti aspri e di vertenze anche durissime – un documento redatto per denunciare l’inadeguatezza delle politiche adottate fino ad oggi.
Non ha fatto cambiare idea, né al sindacato di Corso Italia né ai “padroni”, l’intervento di Berlusconi in Parlamento.
“Un discorso deludente – ha commentato per la CGIL Susanna Camusso – come se la situazione del Paese non fosse stata determinata anche e soprattutto da tre anni di negazione della gravità della crisi.
Il Governo ribadisce la politica iniqua ed ingiusta della manovra, mentre chi ha di più non contribuisce per niente”.
Fredda, anche se per ragioni opposte, anche la reazione degli industriali, che avevano sperato in nuove misure “lacrime e sangue” – sulla falsariga della manovra approvata a tempo di record nei giorni scorsi – da approvare prima della pausa estiva.
Domani, intanto, tutte le parti sociali saranno a Palazzo Chigi per un incontro con il Governo sul futuro economico del Paese.

Opposizione: più rigore e una nuova collaborazione – “O lei ha sbagliato discorso o ha sbagliato Parlamento. Siamo in una situazione che non si può descrivere con i cieli azzurri e qualche nuvola”.
Non ha dubbi, il segretario del PD Pierluigi Bersani, nel bocciare la relazione di Berlusconi, che lo porta a chiedere a tutto il Governo di “fare un passo indietro”, perché siano le forze responsabili del Parlamento a “fare un passo avanti”.
Magari andando a formare quel Governo di transizione di cui molto si è tornati a parlare nelle ultime settimane e che sia capace di applicare un “rigore che sia doloroso ma intelligente ed equo”.
Parole del segretario democratico che rispecchiano l’irriducibile contraddizione fra il rigore “modello Grecia” richiesto anche dall’UE e l’aspirazione di uscire dalla crisi con una società più “intelligente ed equa”.

Casini: subito la stretta economica, protagonista sia la politica – Una prospettiva che porti ad adottare norme di ancora maggior rigore economico ha trovato il sostegno anche del leader dell’Udc Pierferdinando Casini, che nel suo intervento in aula ha ricordato come le più importanti conseguenze dei tagli previsti dall’ultima manovra si avranno fra il 2013 e il 2014, mentre sarebbe opportuno “anticipare con un decreto parti significative della manovra, per dare concretezza all’impegno” assunto dal nostro Paese con l’UE e i mercati internazionali.
Un impegno che potrà essere assolto solo da una convergenza politica trasversale capace di superare lo stallo di questo Governo e di “assumersi la responsabilitá di scelte impopolari” –  e quindi ancora maggiori tagli – senza che siano i “tecnici” a “commissariare la politica”.

Mattia Nesti