Recensione – Che cos’è Bollani? Iniziamo a dire quello che non è: un artista che tutti i paesi del mondo possono vantare. Ma lasciando da parte le frasi ad effetto,e dopo essersi anche se solo per un attimo inebriati della sensazione di genuino nazionalismo che il pianista milanese ci permette di poter provare,tra i fiumi di parole già sgorgati per definirlo questo ulteriore ruscelletto altro non è che la personale esperienza di chi scrive dopo averlo ascoltato lunedì sera, nella sala Santa Cecilia dell’Auditorium di Roma.
Il bus della linea M che uso per raggiungerlo già mi fa entrare in clima concerto poichè serve quasi esclusivamente l’utenza del polo culturale capitolino e crea un’aria complice con tra gli sconosciuti compagni di viaggio (fisico e musicale),con molti che si osservano reciprocamente per controllare che nella mano ci sia il biglietto a testimonianza dell’appartenenza al momentaneo “clan”.
Inizio dello spettacolo quasi in orario e curiosa quanto doverosa rivolta del pubblico seduto nelle ultime file della platea,del quale faceva parte anche il sottoscritto,contro il fastidioso cliccare proveniente dalle reflex dei fotoreporter accreditati, appostati proprio in quella zona, costretti ad una precipitosa ritirata. Se un indizio non fa una prova,due instillano perlomeno il dubbio fino a quando il nostro si rivolge per la prima volta al pubblico col microfono,dopo essersi meritato ben due minuti di applausi (!) già dopo il secondo brano,confermando l’impressione dei molti che avevano cominciato ad intuire che il tema della serata sarebbe stata la musica di Gerschwin. Aveva appena concluso una magistrale rivisitazione di “Summertime” nella quale la melodia spesso appena accennata,quasi sopraffatta da un contrappunto armonico schoemberghiano,ricordava l’ impercettibile fischiettare di un passante immerso nel traffico dell’ora di punta.
In fondo il percorso di Bollani durante i suoi piano solo altro non è che quello di un visitatore curioso intento nell’esplorare i più disparati quartieri di quella grande città che è la musica,con la sicurezza di colui che ne conosce benissimo la topomastica ma allo stesso tempo la consapevolezza che in ogni più nascosto vicolo,osservando con ostinazione e senza fretta,si possono trovare oggetti interessanti:perciò nessuna idea musicale viene trattata con meno rispetto di un’altra,ma coltivata con dedizione fino al suo esaurirsi naturale.
Non è tutto, ovviamente: Bollani Stefano,classe (immensa) ’72, è risaputo essere anche un grande uomo di ironia, prima di tutto verso se stesso,entertainer. E anche stavolta non manca di regalare al pubblico le sue famose canzoni-originali-nello-stile-di,le sue battute,il suo trattare il piano come un giocattolo e il bis con l’esecuzione delle richieste della platea. Si può chiedere di più a 10 dita,88 tasti e questo ragazzo baciato da un talento immenso?
Roberto Del Bove