Melania, legali Parolisi: Spiato dagli amici, indagini viziate da pregiudizi

Salvatore Parolisi, l’uomo diventato simbolo dell’infedeltà coniugale per il perbenismo giustizialista di gran parte dell’opinione pubblica, denuncia di essere stato tradito e lo fa tramite i propri legali, gli avvocati Walter Biscotti e Nicodemo Gentile.
La difesa del presunto assassino di Melania Rea, la ventinovenne di Somma Vesuviana trucidata con decine di coltellate lo scorso 18 aprile a Ripe di Civitella (Te), va al contrattacco e denuncia i pregiudizi che avrebbero caratterizzato le indagini sin dai giorni successivi al ritrovamento del cadavere, avvenuto nel bosco delle Casermette il 20 aprile.
Secondo Biscotti e Gentile, il loro assistito sarebbe stato spiato, non solo dagli inquirenti.

Amici infedeli – A rendersi disponibili a tramutarsi in occhi e orecchie al servizio degli investigatori, sarebbero stati alcuni amici di Parolisi: il caporalmaggiore del 235° Reggimento Piceno si sarebbe trovato circondato da persone che, fingendogli vicinanza, gli stavano attorno soltanto nella speranza di poter captare un gesto, una frase, tale da poter dimostrare quella che secondo i suoi legali era una tesi già precostituita, figlia di un atteggiamento investigativo carente di quelli che vengono definiti come “diritti difensivi minimi“.
Questo il commento dei legali: “Salvatore Parolisi – sostengono i due avvocati – ha appreso con forte dispiacere e delusione che già a partire dai primi giorni della scomparsa di Melania alcune delle persone che gli giravano intorno, fingendo vicinanza, lo spiavano e lo osservavano in tutti i movimenti, registrandone addirittura le parole, per poi, da investigatori aggiunti, consegnare in tempo reale il risultato delle loro attività agli inquirenti”.
Le critiche sono dure: “Questa circostanza – hanno proseguito – conferma il dato che Parolisi da subito è stato trattato come un indagato di fatto, un presunto colpevole in un’indagine con metodo sospettocentrico, con una palese violazione di quei diritti difensivi minimi, insopprimibili, che devono essere invece riconosciuti a ogni persona e a ogni indagato”.

S. O.