MotoGP, Burgess ammette: “Non è facile correre con la Ducati”

MotoGp, sempre insieme – Squadra che vince non si cambia. Un detto antico e famoso, riportato e rispettato praticamente da tutti, anche nel mondo del motociclismo. Non è un mistero infatti che i piloti preferiscano lavorare con lo stesso gruppo anche quando decidono di cambiare casacca o categoria. E’ successo con Simoncelli nel suo viaggio verso classe regina, lo si è visto con Stoner bravo a portare tra le mura Honda addirittura molti tecnici nati e cresciuti a Borgo Panigale, lo ha più volte confermato Valentino Rossi anche oggi circondato nel box dai stessi nomi e volti degli anni passati. Purtroppo però questo non può comunque dare una certezza in termini di risultati ed ogni nuova sfida ha davvero una storia a sé, completamente slegata da quanto sinora provato.

Un’altro mondo – Anche lo storico capotecnico Jeremy Burgess ammette le vistose e serie difficoltà incontrate con questa Ducati: “Non ci si può aspettare che sia facile correre con la Ducati. Ha costruito una moto diversa dagli altri in termini di telaio e non ci sono tante esperienze e di informazioni su come dovrebbe funzionare, quindi il lavoro che stiamo facendo non si può confrontare con nessuno, siamo in una sorta di posizione neutra” L’esperienza acquisita in anni e anni di corse improvvisamente viene annullata dalla profondità diversità tecnica che contraddistingue la Desmosedici dalle altre moto: “In passato sono state seguite strade che hanno prodotto risultati inconsistenti e forse non è il modo il modo ideale di lavorare” Parole nate dopo una attenta analisi e confronto con le stagioni passate.

Poca guidabilità –Se guardiamo i risultati della Ducati nei suoi primi anni in MotoGP, ci sono stati due piloti, Loris Capirossi e Troy Bayliss, che erano entrambi in grado di finire tra i primi quattro. Era una moto secondo me più guidabile. Col passare del tempo, in qualche modo ci siamo allontanati dal modo a cui piace correre a molti piloti e quindi non si è costruita una moto che andasse forte con tutti” Un passo indietro in termini di guidabilità, nonostante il primo iride sia arrivato nel 2007 in piena era ottocento. Inoltre non è stato correttamente valutato: “Il miglioramento degli altri. Stoner ha alzato il potenziale di tutti i piloti Honda. Ha chiaramente innalzato il livello e solo la sfortuna potrebbe fargli perdere il campionato” Una seria di errori più o meno gravi da parte di tutti. Ed ora occorrerà rimediare, costi quel che costi.

Riccardo Cangini