Passi in avanti verso l’autonomia gestionale per il Teatro dell’Opera di Roma

Si fa sempre più vicina l’autonomia del Teatro dell’Opera di Roma grazie al protocollo d’intesa sindacale firmato tra Cgil, Cisl e Uil, alla presenza delle parti sociali e del sindaco della capitale, Gianni Alemanno, presidente della Fondazione dello stabile romano, per superare il problema del precariato.

Tutela delle maestranze – «Dopo cinque ore di incontro col sindaco, siamo riusciti a mettere su carta alcuni punti fondamentali che tutelano i prossimi passi della Fondazione – ha spiegato Alberto Manzini, segretario regionale Slc Cgil -. Questo vuol dire salvare il 20% della pianta organica del teatro ovvero tutte quelle maestranze fondamentali nella messa in scena», ha continuato il segretario che ha ricordato come, poche settimane fa, l’agitazione sindacale intorno al teatro di piazza Costanzi, fosse arrivata a minacciare lo sciopero a pochi giorni dalla rappresentazione della Tosca a Caracalla. «Per fortuna le cose si sono messe diversamente». Soprattutto per quanto riguarda i 631 lavoratori del Teatro, molti dei quali otterranno finalmente il contratto a tempo indeterminato entro la fine del 2011.

Autonomia gestionale – Tra i punti dell’intesa sono stati individuati percorsi che vedono il sindaco presidente avviare ogni azione positiva come intervenire in ambito legislativo per istituzionalizzare l’autonomia del Teatro, considerandolo come parte integrante del nuovo assetto dell’amministrazione, affrontare il tema dei finanziamenti istituzionali con contributi almeno triennali, consentendo così, nelle parole del primo cittadino, una coerente e proficua attività di programmazione. E attivare, dal prossimo mese di settembre, tavoli di confronto per definire un sistema di regole condiviso per attuare le relazioni sindacali previste dalla legge e dai contratti.
Ottenuto il sostegno e il contributo dei lavoratori e lavoratrici con posti fisso, «l’ostacolo è stato superato   grazie alla volontà di sindaco e sindacati di proporre l’autonomia gestionale del Teatro, come avviene per La Scala e Santa Cecilia, sganciando di fatto dalle strettoie della legge 100 le dinamiche delle assunzioni», ha spiegato Manzini. «Un successo perché tra i 120 precari ci sono maestranze – scenografi, macchinisti, falegnami, costumisti, elettricisti e, a volte, gli stessi ballerini – che rendono grande e di qualità uno spettacolo».

Valentina De Simone