Su Simonetta Cesaroni, ma purtroppo soprattutto sul delitto che l’ha trovata per protagonista, in questi anni ne abbiamo lette, dette e sentite moltissime. Moltissime ne abbiamo immaginate, ripercorse nella fantasia cercando di capire chi entrò nel condominio semideserto di Via Poma in quel fatidico 7 agosto del 1990, per infliggere 29 coltellate al corpo della giovane segretaria. Ebbene, il delitto che per Roma e per l’Italia è ancora una ferita aperta, è ora argomento di un film-denuncia che uscirà su canale 5 il prossimo anno, e le cui riprese sono significativamente iniziate proprio oggi, il giorno del 21esimo anniversario della morte di Simonetta.
Il film per la tv, che secondo le promesse sarà l’evento dell’anno della stagione televisiva 2012, vedrà nel set, oltre a Silvio Orlandi nei panni di un “ispettore alla ricerca della verità”, secondo il modello che al momento “spacca”, la partecipazione di Giulia Bevilacqua, già benamata dal pubblico come coprotagonista di altre fiction poliziesche, Giorgio Colangeli, Imma Piro, ed Astrid Meloni. Quest’ultima vestirà proprio i panni di Simonetta Cesaroni, ed a ben vedere non si distanzia troppo dall’aspetto che la giovane vittima aveva. Nel film si appresta dunque a sembrare lei, in carne ed ossa, vestiti di fine anni ’80 e capelli. La regia è affidata a Roberto Faenza.
Il delitto nel ricordo dei romani. La ferita che il delitto Cesaroni ha provocato nei romani, e soprattutto negli abitanti del quartiere Prati, come sottolinea un compunto Silvio Orlando (protagonista del film), è sempre aperta. Nella zona nessuno dimentica le malaugurate attenzioni ricevute dal condominio di Via Poma da vent’anni a questa parte da forze dell’ordine e magistratura. Nessuno esita alla richiesta dei turisti o passanti: “Mi scusi, mi saprebbe indicare Via Poma?”. Tutti la hanno ben stampata in mente, senza dover ricorrere a faticose ricostruzioni, come avviene spesso per le vie secondarie dei quartieri più vitali e frequentati. Come quello di Prati, zona di tribunali, di studi legali, ma anche di turismo e shopping all’italiana, a due passi dal Vaticano. Ma quella domanda attende, o comunque riceve, solitamente una risposta diversa dalle solite indicazioni stradali: è l’espressione dei volti dei residenti che cambia, che in un attimo si vela di composto rispetto, forse di curiosità per le motivazioni del nuovo visitatore, che possono essere lecite o esserlo un pochino meno (visita da buontemponi? indagine personale da nullafacenti?).
La polemica. E qui veniamo ad uno dei nodi polemici che riguardano il film, le indagini vere, e l’intera vicenda. Ha senso, si domandano alcuni, fare un film su di un delitto di cui nessuno sa nulla? Ovvero, anni di prove ed indizi che non hanno portato a nulla, dichiarazioni e smentite, piste contorte, ne abbiamo. Ma la vicenda è tuttora senza movente e senza, soprattutto un colpevole. In parole povere: nessuno sa cosa avvenne in Via Poma in quel 7 agosto di più di venti anni fa. Ebbene, come realizzare un film sulla vicenda? Si tratta di speculazione sfrontata, o magari Mediaset ha colto l’occasione di partecipare ad un lutto cittadino e nazionale importante? I condomini di Via Poma, forse vessati da anni di fama involontaria, sembrano propendere per la prima ipotesi, dato che all’ultimo istante hanno impedito, attraverso una raccolta di firme, che le riprese fossero fatte nel vero stabile. Per girare il film dunque bisognerà organizzarle in una via attigua, e ricreare l’ambiente della vicenda.
La chiave, come al solito in queste situazioni, e la distinzione tra lecito e meno lecito, sta tutta nel “modus”. Cosa vuole davvero dire questo film al pubblico? La casa di produzione ed i componenti del set rassicurano sull’alta valenza sociale del film. Non una storia di sangue, ma piuttosto la storia di una ferita italica più generalizzata ancora: la malagiustizia. A venti anni di distanza, chi sa non parla. Chi ha indagato, ha trascurato dei dettagli da raccogliere al momento giusto. Chi avrebbe potuto scoprire, forse è ostacolato. Ebbene, la storia romanzata del film ci mostra un modello di inquirente al solito molto “umano”, ricco di pregi e difetti (impersonato da Silvio Orlando). Uno di noi. Che vuole sapere, che intende ribellarsi all’attuale andamento delle cose. Che lotta nel suo quotidiano per una Italia migliore, ovvero l’Italia di chi non inquina o intrallazza, ma contrasta questo secolare andamento che a volte, per un motivo o per l’altro, influenza la Giustizia.
(Foto: uno degli scatti in cui Astrid Meloni interpreta Simonetta Cesaroni).
S. K.