E’ nata Giulia, operata prima di nascere. Pesa 2.7 kg e dall’ospedale dicono che sta benissimo. Ma quando ancora non era ancora nata, Giulia ha dovuto subire una complessa operazione chirurgica. Uno dei tanti casi di eccellenza della sanità italiana, che fanno da potente contraltare a quelli, talvolta tragici, caratterizzati da malasanità. Una cardiopatia difficile, che porta un nome che lo è atrettanto: atresia della polmonare a setto intatto. In parole povere la riduzione progressiva delle dimensioni di un ventricolo. La bimba avrebbe potuto non avere mai un cuore normale. L’intervento tentato è stato il primo in Italia, quando? A sole 20 settimane di gestazione
Un miracolo della scienza. E’ il 13 maggio, quando, attraverso la pancia della mamma, Gabriella Agnoletti e Pietro Gaglioti, arrivano direttamente al cuore, e dilatano il ventricolo destro, quello soggetto a problemi. Conclusa l’operazione, Giulia rimane costantemente monitorata, ma non accade più nulla fino al 3 agosto, quando finalmente vede la luce. Al momento del parto, la Agnoletti, responsabile di Cardiologia al Regina Margherita, dilata nuovamente il Dotto di Botallo, inserisce uno stent. Quest’ultimo farà in modo che Giulia cresca normalmente, senza l’ausilio di alcuna terapia farmacologica.
Una decisione terribile. Quella fatta dai genitori di Giulia, Stefania e Pasquale. Era ancora possibile interrompere la gravidanza, ma loro no, volevano che la loro figlia vivesse e l’hanno messa in mano ai medici italiani. Un coraggio da leoni. Una scelta infatti, difficilissima e rischiosa, ma azzeccata. Dall’ospedale ringraziano tutti, gli anestesisti interni e quelli del Sant’Anna (Evelina Gollo), tecnici e radiologi. Un altro caso che dimostra quanto sia effettivamente alta la competenza italiana in campo medico e chirurgico.
A.S.