Bonanni, tagli alle pensioni di anzianità? Non se ne parla

“Se ci sono abusi” si è d’accordo con la stretta sulle pensioni di invalidità, ma sulle pensioni di anzianità “non se ne parla”. “La Cisl non darà alcun consenso su questo,se non si rimettono prima i buoi davanti ai carri”. È molto chiaro il segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni nelle interviste rilasciale alla Stampa e al Mattino su un eventuale attacco alle pensioni di anzianità per recuperare i 17 miliardi di euro necessari  per anticipare al 2013 il pareggio del bilancio nazionale. Per il numero uno della Cisl la politica deve mettere mano ai suoi privilegi. Serve prima una profonda riforma dello Stato nelle sue articolazioni centrali e periferiche, ha dichiarato ai quotidiani citati. Al primo posto degli interventi d’urgenza devono esserci, dunque, Province, spese istituzionali e costi della politica.

Basta mirare sempre alle pensioni. Bonanni ricorda che sulle pensioni si sono già fatte tutte le operazioni possibili e immaginabili, e ora abbiamo un sistema solido che ci viene riconosciuto come tale dall’intera Europa, criticando la lettera della Bce dove si allude al sistema previdenziale italiano con un “forse Trichet non sa come funziona il sistema politico italiano.
“Se vogliono metterci ancora le mani, vuol dire che non vogliono consolidare il sistema pensionistico: vogliono prendersi i soldi e basta”, ha aggiunto.

Dalla crisi si esce tutti insieme. “Non c’è nessun Paese in Europa e nel mondo con un livello tanto pletorico e complicato di istituzioni. E poi ci sono le municipalizzate, il vero residuo sovietico in Italia. La discarica dei politici trombati, 27 mila amministratori, del tutto svincolati da ogni logica di mercato”.
Per il segretario Cisl, però, non basta tagliare, finalmente, le spese della politica, ma occorre anticipare la riforma fiscale, anche aumentando l’Iva, ma riducendo l’Irpef. Bisogna colpire le rendite finanziarie, passando dal 12,5% all’aliquota del 20%, e poi la patrimoniale, lasciando fuori, ovviamente, la prima casa.
Se si fa tutto ciò si recuperano le somme indispensabili per rimanere attaccati all’euro e non c’è ancora bisogno di toccare le pensioni, perché dalla crisi si esce tutti insieme, parti sociali comprese, accettando sacrifici che sappiano trasmettere il senso dell’equità.
Per quanto concerne la necessità o meno di un nuovo governo, “questo lo sa il Presidente della Repubblica, quello che fa lui va bene. Di sicuro è prioritario l’accordo tra le forze politiche”.

M.N.