La lettera che Salvatore Parolisi ha scritto dalla cella del carcere di Teramo, indirizzandola a una giornalista della redazione di Quarto Grado, ha stupito molti per il modo in cui il caporalmaggiore dell’esercito ha parlato dell’esperienza del matrimonio con Melania Rea, la donna uccisa uccisa a Ripe di Civitella il 18 aprile scorso e del cui omicidio è accusato appunto il marito, come di quell’evento che ha tarpato le ali ai suoi sogni. Ma c’è anche chi non crede alla paternità di quello scritto.
E’ Gennaro Rea, suocero dell’indagato e soprattutto padre della vittima. Tra i primi a concedere massimo sostegno e fiducia alle sorti del genero ma anche tra quelli più delusi dall’evoluzione delle indagini che non hanno fatto altro che accumulare i sospetti attorno alla posizione di Parolisi e registrare i silenzi di quest’ultimo al momento in cui è stato sottoposto ai due interrogatori di garanzia.
LA VERITA’ E LA CHIAVE – Per Gennaro Rea, quella lettera potrebbe non averla scritta lui e, come riporta il Tgcom, non esita a dichiararlo: “Quella lettera non è farina del suo sacco“.
Il padre di Melania oramai è rassegnato e ammette che “in dieci anni quel mostro di mio genero non l’ho conosciuto“.
Di dubbi, riguardo a ciò che accadde a Ripe il 18 aprile scorso, il signor Rea non ne ha: “Lassù alle Casermette Melania ce l’ha portata lui. Salvatore deve parlare, per me poi possono anche buttare via la chiave“.
Infine un invito ma anche un avvertimento simbolico: “In modo categorico Salvatore non deve permettersi più di associare Melania a lui“.
S. O.