Nel secondo trimestre del 2011 l’economia francese è rimasta al palo. Dal documento diffuso ieri mattina dall’Istat francese, l’Insée, si apprende che la crescita dell’economia transalpina nel secondo trimestre di quest’anno è stata pari a zero (+1,6% su base annua), un dato forse prevedibile dopo i dubbi sulla tenuta del rating del Paese d’oltralpe trapelati in questi ultimi giorni, ma inimmaginabile fino a qualche settimana fa, quando le società transalpine miravano ancora a fare incetta di acquisti sui mercati dei Paesi confinanti.
Anche le altre cifre pubblicate dall’istituto di statistica nazionale confermano che il Paese è fermo: i consumi delle famiglie sono calati dello 0,7%, le importazioni dello 0,9% e le esportazioni non hanno dato segno di vita.
Le attese. Se non ci si aspettava una replica dell’exploit del primo trimestre, +0,9%, poiché sorretto dagli strascichi degli incentivi alla rottamazione auto in vigore fino allo scorso 31 dicembre e dalla ricostituzione delle scorte che le imprese intensificano ad inizio anno, solo una piccola nicchia di pessimisti ipotizzava una crescita zero per la potenza europea, mentre la Banca centrale ancora una decina di giorni fa era orientata su previsioni pari ad un +0,2% e gli analisti, negli ultimi giorni, caratterizzati da molte ombre sul rating del debito sovrano francese, propendevano per un +0,1%.
Gli obiettivi e i rimedi. Per centrare l’obiettivo del 2% previsto dalla Finanziaria, e quindi un rapporto deficit/pil pari al 5,7%, occorre un altro 0,7% da trovare entro la fine dell’anno, nonostante la Banca di Francia abbia già stimato uno striminzito aumento dello 0,2% nel terzo trimestre.
Per il 2012 diventa ancora più arduo centrare gli obiettivi fissati. L’Esecutivo, infatti, ha previsto una crescita del 2,25%, dato già rivisto al ribasso in maggio rispetto a un iniziale 2,5%, collegata ad un rapporto deficit/pil pari al 4,6%, in vista di quel fatidico 3% previsto per il 2013. In realtà, tuttavia, già il Fondo monetario internazionale a fine luglio aveva segnalato che il trend dell’economia francese procedeva verso una crescita 2012 dell’1,9%, con la prospettiva di un rapporto deficit/pil 2013 pari al 3,8%.
Per Sarkozy e soci occorre, dunque, correre ai ripari, sanare i conti e riconquistare quella fiducia indiscussa dei mercati minata soltanto in questi giorni dalle avvisaglie dell’Fmi, prima, i dubbi sulla conferma del rating da parte delle agenzie internazionali, poi, e dalle stime ufficiali della crescita, ieri.
Senza perdere di vista, ovviamente, le elezioni presidenziali di primavera, resesi più agevoli per il presidente francese dopo lo scandalo che ha coinvolto il potenziale avversario, l’ex numero uno del Fondo monetario Dominique Strauss-Kahn.
Entro il prossimo mercoledì al vertice già in agenda tra Sarkozy e il premier François Fillon si conosceranno le prime ipotesi di manovra, mentre il 24 toccherà al vertice con i ministri finanziari scegliere le misure da adottare per racimolare i quasi dieci miliardi di euro necessari per correggere l’andamento dell’economia.
Esclusi interventi fiscali generalizzati, quindi prelievi su imprese e persone fisiche, le misure, quasi certamente, riguarderanno ulteriori tagli alle spese del ceto politico (quasi due miliardi già preventivati) e alle agevolazioni fiscali, 504 in tutto, senza escludere a priori una sovrattassa su redditi e patrimoni superiori al milione di euro.
M.N.