Lacrime e sangue dal cuore di Berlusconi

Lacrime e sangue dal cuore di Berlusconi. Non ce l’ha fatta. A suo dire ci ha provato in tutti i modi, ma alla fine le tasse ha dovuto metterle. Colpa dell’emergenza internazionale spiega; “mai questo governo aveva messo le mani nelle tasche dei cittadini“, però, purtroppo “la situazione mondiale è cambiata”. E quindi, arriva il contributo di solidarietà per redditi sopra i 90.000 euro;  Il 5%, poi, se si superano i 150.000, si raddoppia. Misure, spiega il Premier in conferenza stampa “richieste dalla Bce”, in quanto “i rapporti tra i vari stati stanno cambiando”. Già, forse il cambiamento è in atto ormai da un po’. Una crisi che ha “preso un corso diverso”, come ha spiegato il Ministro Tremonti non più di due giorni fa, ma che “non è finita”.

Tagli alla politica. In una situazione simile avviene anche che a farne le spese sia la politica. 54.000 poltrone in meno, sembra. Tagli pesanti sui ministeri, che ovviamente hanno fatto storcere il naso ai loro titolari, ma tant’è. E se si pensa che stavolta anche l’opposizione non si è opposta più di tanto. E se si aggiunge che addirittura il Cav con quest’ultima si è complimentato, dicendo che  “di fronte all’emergenza internazionale le opposizioni hanno dimostrato di essere responsabili”, ci sarà da preoccuparsi? In ogni caso, i settori considerati più delicati, sono rimasti fuori dai tagli. Sanità, scuola, cultura, ricerca, edilizia scolastica e carceraria.

Il cuore di Berlusconi gronda sangue. E figuriamoci quello degli altri. E’ da dire però, che fin dal primo giorno del suo mandato l’attuale Governo ha tempestato il popolo italiano con il ritornello “non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini”. Ora che l’ha fatto, ed oggettivamente a fronte di una situazione mondiale non certo controllabile dalla maggioranza di Governo italiana (o di qualunque altro paese), una sconfitta morale c’è. E lo stesso Berlusconi lo ammette. “siamo addolorati ma soddisfatti”. Un puro controsenso se i due termini non si riferissero a concetti differenti. Da una parte una promessa non mantenuta, per colpa o per necessità poco importa, dall’altra la convinzione di aver, in fin dei conti, lavorato bene. Di quest’ultima ipotesi, si avrà conferma o meno alle prossime elezioni. Ora il testo passerà in Parlamento, dove forse verrà leggermente modificato, in quanto, ha spiegato ancora il Premier, “è aperto a qualche migioramento”.

A.S.