“Per noi è invotabile, non è nel novero delle cose possibili”. Il giudizio di Pier Ferdinando Casini sul provvedimento messo a punto dal governo per rispondere alle sollecitazioni dell’Europa di intervenire sui disastrati conti della nostra economia è stato perentorio. Il leader dell’Udc, in un’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera, ha bocciato il provvedimento su tutta la linea, annunciando che la collaborazione col governo potrà avvenire solo a condizione che la manovra cambi vistosamente volto. E sulla soppressione delle Province al di sotto dei 300 mila abitanti: “E’ una cosa che fa ridere – ha tagliato corto l’ex presidente della Camera – Piuttosto aboliamole tutte“.
Una manovra iniqua – “È una stangata che la gente per bene non si meritava. Colpisce i soliti noti e non stana l’evasione spaventosa che c’è. Chiede sacrifici al ceto medio e alle famiglie, ma soprattutto a coloro che nella loro vita non hanno mai evaso dieci lire. È veramente una cosa iniqua. Perché mai dovremmo approvarla?”. A sentir parlare Pier Ferdinando Casini, l’iter parlamentare della manovra correttiva proposta da Tremonti e Berlusconi per far fronte alla crescente crisi nazionale si preannuncia assai travagliato.
No al contributo di solidarietà – Il centrista, in un’intervista al Corriere della Sera, ha passato in rassegna alcuni punti focali del provvedimento, soffermandosi sulle tante ombre e sulle poche luci. “Bisogna spazzare via il contributo di solidarietà – ha detto – e salvaguardare quella platea di ceto medio che non ha niente a che fare con le grandi ricchezze. Se noi riteniamo una grande ricchezza un italiano che guadagna 4.000 euro o poco meno al mese, ha la moglie che non lavora e due figli a carico – ha spiegato Casini – abbiamo un’idea particolare del Paese”.
La scure sugli enti locali – E sugli annunciati tagli ai ministeri e agli enti locali: “Ma come si fa – ha osservato l’ex presidente di Montecitorio – a togliere ancora risorse per la sicurezza dei militari impegnati in missioni di pace? I tagli agli enti locali, poi, ricadono tutti sul sociale: asili nido, mense scolastiche, trasporti per i pendolari. Le Regioni saranno indotte ad alzare le aliquote Irpef e – ha aggiunto Casini – a imporre altre tasse locali, altrimenti non potranno chiudere i bilanci”.
Province da abolire – Il commento sulla paventata abolizione delle Province under 300 mila abitanti è apparso poi ancora più impietoso: “La soglia dei 300 mila abitanti – ha osservato il terzopolista – è una baggianata. Fa scappare da ridere che in Liguria resti solo Genova per un calcolo ragionieristico. E’ assurdo che per salvare alcune Province leghiste – ha rincarato il leader dell’Udc – si inserisca il criterio dell’estensione geografica, io metterei piuttosto un criterio generale di ragionevolezza. Se sono inutili aboliamole tutte“.
Nelle mani del Cav e di Scilipoti – E all’intervistatore che lo ha incalzato sulla possibilità di dare il via a un governo di larghe intese (come più volte da lui suggerito): “E’ l’unica prospettiva seria per un Paese in queste condizioni – ha ribadito Casini – Un governo, come ha detto Enrico Letta, che nasca dalla volontà dei principali protagonisti della politica di accantonare le divisioni. Ma poiché siamo in un sistema democratico, il problema rischia di essere risolto da Berlusconi con la contabilità di Scilipoti e a noi – ha concluso amareggiato il centrista – non resta che prenderne atto”.
Maria Saporito