E Bossi per difendere le pensioni insulta Brunetta

In amore e in guerra tutto è consentito. E per il numero uno della Lega, Umberto Bossi, la discussione in Cdm sulla manovra correttiva ha assunto i caratteri di una vera e propria guerra, da combattere senza esitazione alcuna. E’avvenuto così che il vulcanico Senatur, subodorando il tentativo del collega Renato Brunetta (precettato dalla Bankitalia) di proporre una sforbiciata anche  alle pensioni, abbia infilzato il responsabile della Pubblica amministrazione gelandolo con un “Nano di Venezia, non rompere i c….”. Una cronaca riferita dallo stesso leader del Carroccio, che ieri in un comizio ferragostiano a Ponte di Legno, ha svelato i retroscena di una ordinaria disputa interministeriale.

Dalla parte dei poveracci – “Ho avuto qualche problema di coscienza: salvare i poveracci che non riescono a mangiare o i Comuni che se la cavano? Dobbiamo salvare gli enti locali, ma non a costo di affamare i poveracci, perché l’economia si sviluppa dal basso. Non avevo alternativa e mi sento la coscienza a posto, agli enti locali ci penseremo dopo”. Umberto Bossi non ha fatto mistero, al cospetto della nutrita folla di Ponte di Legno accorsa ieri per ascoltarlo, dei dissidi interiori che lo hanno lacerato di fronte alla difficile scelta di optare per i tagli agli enti locali o quelli alle pensioni. Un vero e proprio tormento, che il capo dei padani è riuscito a superare perorando la causa dei più deboli.

Gli insulti a Brunetta – E per farlo – ha raccontato il ministro delle Riforme – non ha esitato a scendere in campo con l’artiglieria pesante. “Durante il Consiglio dei ministri – ha continuato Bossi – Bankitalia ha telefonato a Brunetta, volevano tagliare le pensioni ma io gli ho detto: ‘Nano di Venezia, non rompere i coglioni’. Oggi è stato difficile salvarle però io mi sono messo di traverso e la Lega ha salvato le pensioni”. Una battaglia vinta, ma ancora lontana dal trionfo finale: “La Bce ci continuerà a chiedere di tagliare le pensioni – ha aggiunto il Senatur – quindi tutte le volte dovremo litigare su quello”.

L’inizio della fine – E sulla proposta di Roberto Maroni di rendere meno pesante la scure sugli enti locali: “Mi sembra giusto – ha commentato il leader della Lega – ma non al punto di attirare le ire della Bce, che ci deve comprare ancora i titoli di Stato”. Di più: “La crisi è stato un segnale inequivocabile – ha ammesso Bossi – è arrivata la fine dell’Italia, questa è la verità. Se Tremonti non vende i titoli di Stato non riesce a pagare pensioni e sanità e quindi bisognava fare un po’ di tagli altrimenti l’Europa stavolta ci uccideva”.

Contro l’assistenzialismo – “C’è anche gente nostra – ha quindi notato il il ministro in camicia verde – che ragiona come i terroni, che pensano che lo Stato debba dare qualcosa. Ma lo Stato non ci deve dare niente, è sufficiente che ci dia la libertà e poi ce la facciamo con le nostre capacità. L’assistenzialismo – ha scandito il leader del Carroccio – è una rovina sempre, non va bene né al nord né al sud”.

Maria Saporito