I quiz? Insufficienti per la valutazione. “E’ evidente che i quiz per l’ammissione alle facoltà di medicina sono oggi uno strumento insufficiente per valutare in maniera completa il futuro medico e le sue potenzialità rispetto al corso di studi”. Interpellato da Adnkronos Salute, Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri (Fnomceo), interviene nell’ormai classico dibattito in merito all’effettiva validità delle prove d’ammissione alle facoltà di medicina, fissate quest’anno per il 5 settembre. “Questa professione impegna la persona sul piano delle relazioni e della comunicazione – spiega Bianco – nella gestione delle emozioni e dei conflitti. Il medico, inoltre, opera in un ambiente complesso, sia dal punto di vista organizzativo che professionale. Quindi deve saper lavorare in gruppo. Per questo gli vengono richieste una serie di capacità, che ovviamente nei quiz scritti oggi non vengono prese in esame”.
Necessario un colloquio. A detta del presidente della Fnomceo, il test sino ad oggi previsto andrebbe affiancato ad altre prove “come ad esempio un colloquio” e bisognerebbe “rafforzare il test nello scoprire il comportamento degli studenti in alcune materie, e infine valutare meglio la formazione di base alle superiori“. “Dobbiamo recuperare le potenzialità che oggi ci sono nel test, ma sono poco sviluppate – precisa Bianco – e ampliarle, ad esempio con l’attività di ‘counseling‘ (colloquio) con o senza psicologo, per capire le reali motivazioni dello studente. In modo da orientare, sviluppare e sostenere il giovane diplomato nella sua scelta della facoltà di medicina” .
Cultura generale a maggio. Una proposta simile arriva da Vito Svelto, ex presidente della Commissione ministeriale che ha elaborato, fino allo scorso anno, il test per le facoltà di medicina. L’esame di ammissione ”va benissimo, ma si possono aggiungere altre prove per capire il lato umano del futuro medico. O anticipare i quiz di cultura generale già a maggio, evitando così di riunire in un unica data tutta la prova”, sostiene Svelto. “Ma attenzione – avverte – chi critica i test di medicina non vuole il numero chiuso“. Quanto all’introduzione di un colloquio che valuti le capacità attitudinali e la personalità del candidato, spiega l’esperto, si tratta di un’opzione che “si usa molto all’estero e può andar bene per una prima scrematura. Così da intuire se il giovane sa lavorare in gruppo. Ma quello che andrebbe introdotto nell’esame è la comprensione del testo, ad esempio un articolo di giornale“.