F1, sfida Mercedes –L’obbiettivo era quello di vincere l’ottavo titolo in tre anni. Quando firmò con Mercedes nel dicembre del 2009 il futuro appariva più che roseo e promettente. Non solo Schumacher tornava a lavorare con il fidato Ross Brawn, ma il team era la diretta prosecuzione della trionfante Brawn GP, in grado di vincere i campionati piloti (con Button) e costruttori. Il tutto supportato da uno dei marchi più importanti e gloriosi dell’automobilismo. L’obbiettivo massimo poteva essere quindi raggiunto, ma nel mondo della F1 nulla è mai davvero certo e, tante volte, la realtà porta ad un drastico ridimensionamento. Creare una vettura vincente è tutto tranne che semplice e sia nella scorsa stagione che quella attuale il team tutto tedesco sta avendo un ruolo marginale, troppo distante dal trio Red Bull, Mclaren e Ferrari.
Sì al 2012 – Molti quindi vedevano un ritiro di Michael già a fine di quest’anno, stufo di dover combattere per posizioni non degne del suo nome. Ma lui non pare troppo affranto da questa situazione e, durante un incontro pubblico a Stoccarda, ha confermato la sua presenza anche per il 2012, onorando sino all’ultimo l’impegno preso con la squadra tedesca: “Nonostante alcuni rumors messi in giro da qualcuno, mi vedrete ancora in Formula 1 nel 2012” ha assicurato “Potrò godere del pieno supporto della squadra, tutti volevano che restassi e anche io desidero proseguire il rapporto” Continua quindi questa sua (probabile) ultima sfida, sicuro delle sue capacità e fiducioso di costruire, passo per passo, un vero Top-Team, in grado tra poco tempo di fronteggiare alla pari i più grandi nomi del circus.
Creare le basi – L’obbiettivo però pare essere già mutato e il gradino più alto del podio è ancora eccessivamente lontano: “Sarebbe presuntuoso sostenere di poter lottare per il titolo mondiale nel 2012: adesso è pura utopia pensare ad uno scenario simile, siamo molto in ritardo rispetto ai migliori” La suo missione perciò non è più quella di aggiungere altri trofei nella sua interminabile bacheca, ma piantare basi il più solide possibile per un futuro prossimo. Metodo di lavoro, indirizzare con le giuste indicazioni, creare una mentalità davvero vincente. Proprio come successo a Maranello anni fa, con importati trionfi a ripetizioni ed avversari clamorosamente impotenti e vittime. Il detto dice che la storia prima o poi si ripete e anche in questo caso, con le dovute ed ovvie differenze, potrebbe risuccedere.
Riccardo Cangini