Un braccio di ferro implacabile, con il premier intenzionato a far valere le sue ragioni (e quelle del suo partito) e il ministro dell’Economia fermo nel rimarcare le sue convinzioni. La telefonata intercorsa ieri mattina tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti pare abbia assunto i contorni di un confronto infuocato, destinato ad allargare le già vistose crepe insinuatesi tra i due. Al centro dell’inevitabile discussione la manovra economica, con il presidente del Consiglio intento a promozionare le tante proposte (circa 30) partorite dai “frondisti” del Pdl per migliorare il testo e il superministro impegnato a salmodiare una sequela di “no”.
Una soluzione difficile – Non c’è pace per la manovra correttiva. Né per il Pdl. Dopo l’incontro avviato dal segretario nazionale, Angelino Alfano, disposto a raccogliere gli sfoghi dei malpancisti indispettiti dalle misure ipotizzate da Giulio Tremonti e – ancor di più – dai continui veti posti dalla Lega di Umberto Bossi (su pensioni e tagli agli enti locali), la quadra sul provvedimento appare ancora lontana. Ieri mattina il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il responsabile dei conti pubblici, Giulio Tremonti, hanno tentato di raggiunge un accordo, ma con scarsi risultati.
Giulio dice no – E’ accaduto, dunque, che in collegamento telefonico da Arcore il Cavaliere abbia prospettato al ministro tutti gli emendamenti formulati dai cosiddetti “frondisti” per rendere meno indigesta la manovra (dall’innalzamento dell’Iva all’abolizione di tutte le Province, dalla vendita del patrimonio dello Stato alla cancellazione del contributo di solidarietà), ricevendo in risposta una sequela fittissima di “no“. Di più: a ogni singola ipotesi di correzione pare che Giulio Tremonti abbia contrapposto una sfiancante obiezione tecnica, tesa a veicolare un messaggio inequivocabile: E’ inutile che vi avventurate in soluzioni perché qui l’unico competente sono io.
Una cena pesante – Una presa di posizione che ha fatto infuriare il Cavaliere, che al titolare di via XX settembre pare abbia ricordato di non poter battere sempre i piedi, rifuggiandosi dietro i tecnicismi e i numeri. “C’è un partito di cui tener conto – avrebbe detto Berlusconi a Tremonti – e tu non puoi dire sempre di no“. Il sentore è che le trattative (per il momento in alto mare) non sortiranno alcuna soluzione prima di lunedì sera, quando il premier, Tremonti, Alfano e Bossi si ritroveranno seduti a un tavolo per la tradizionale cena di inizio settimana. Un incontro che si prefigura infuocato, con i commensali impegnati a rivendicare ciascuno le proprie ragioni e a spuntarla sugli altri. Sul tavolo una “pietanza” quanto mai pesante (la manovra) che bisognerà mandar giù aiutandosi con dosi massicce di digestivo.
Maria Saporito