Una testimone anonima, una nuova accusa nei confronti di Salvatore Parolisi.
Sarebbe questo il nuovo sviluppo nelle indagini sul giallo di Ripe di Civitella, la località in provincia di Teramo dove più di quattro mesi fa (era il 20 aprile, ndr) venne ritrovato senza vita il corpo di Melania Rea, ventinovenne di Somma Vesuviana scomparsa due giorni prima mentre era in compagnia del marito, oggi unico indagato per il delitto.
L’incontro ha avuto luogo presso la Procura di Teramo, dove la donna, un’amica della vittima, avrebbe fatto delle rivelazioni ai pubblici ministeri Davide Rosati e Greta Aloisi.
Gelosia – Stando alle prime indiscrezioni, la nuova testimone avrebbe rafforzato la tesi dell’accusa e nello specifico il movente originario su cui si è basata la prima ordinanza di custodia cautelare avanzata dal gip di Ascoli a fine luglio: Melania sarebbe rimasta vittima della furia omicida del marito che si è trovato incapace di continuare a gestire il proprio matrimonio parallelamente alla relazione extraconiugale mantenuta per due anni con la ex allieva Ludovica Perrone. Quest’ultima aveva incontrato il caporalmaggiore del 235° Rav Piceno nel periodo in cui la ragazza aveva fatto il corso di addestramento presso la caserma ‘Clementi’ di Ascoli Piceno.
Per i legali di Parolisi, gli avvocati Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, dunque, una nuova gatta da pelare nel tentativo di dimostrare come il proprio assistito non c’entri nulla con quanto accaduto nel bosco delle Casermette il 18 aprile scorso.
S. O.