Michele Misseri all’udienza preliminare. ”Cosima l’ho vista da lontano dal vetro, c’è stata un’emozione fortissima perché mi è venuto da piangere. La volevo abbracciare, però non è stato possibile. Ci siamo guardati con la coda dell’occhio”. E’ quanto ha dichiarato Michele Misseri, accusato della soppressione del cadavere della nipote Sarah Scazzi, ai microfoni di Francesca Pozzi del Tg5 nel giorno dell’udienza preliminare. Il contadino di Avetrana ha parlato delle emozioni provate oggi in aula nel rivedere la moglie Cosima, la figlia Sabrina e la famiglia Scazzi, a cominciare da Concetta.
Misseri: ‘Sono solo’. “Sabrina non l’ho riconosciuta, l’ho trovata dimagrita. Se l’avessi incontrata in mezzo alla strada non l’avrei riconosciuta. Ci siamo guardati da lontano”. Poi Misseri ha aggiunto: “Ho visto Concetta, volevo dirle qualcosa ma non ci sono riuscito”. Alla domanda su quale sia stato il suo pensiero nel rivedere Concetta, Giacomo e Claudio, lo zio della 15enne barbaramente uccisa un anno fa ha risposto: “E’ come se avessi Sarah in mano, come l’ho abbracciata sempre. La scorsa notte non ho dormito, non dormirò stanotte. Concetta non la vedevo da tempo, non sapevo come stava, è una mamma distrutta“. A chi, infine, gli ha chiesto se andrebbe in carcere ad incontrare Cosima e Sabrina, Misseri ha replicato: “Io non posso andarci, non posso uscire da casa. Mi buttano le pietre ho dovuto chiudere davanti. Sono isolato da tutto, so solo io cosa sto passando“.
‘Cara Sabrina, sono io che ti scrivo, Papà’. E’ l’inizio della lettera scritta il 10 agosto scorso da Michele Misseri alla figlia Sabrina e resa pubblica oggi, assieme ad altre sei missive, nell’udienza preliminare. Ed è Tgcom a pubblicarne, in esclusiva, il contenuto. “Sto vivendo tristemente“, scrive zio Michele, che dice di stare “sempre male perché voi non centrate proprio niente, però io, in quei giorni che ti ho incriminato, ero troppo debole”. “Il mio legale per me non era un avvocato ma un giudice. Mi hanno portato dove hanno voluto loro”, si legge nella lettera carica di scuse alla figlia. “A me dispiace per quello che ti ho fatto, lo so che ho sbagliato e solo adesso mi rendo conto di quello che ho fatto. Adesso sono diventato molto aggressivo, mi viene da dare le botte a tutti i turisti, che, ogni volta che devo uscire, sono come le formiche che escono da tutte le parti”. Infine, la triste chiusura: “Tanti saluti da papà. Io non mi sento più papà“.
R. E.