Francia: tassa su bibite gassate, protesta la Coca Cola

Una tassa inedita. Risanare il deficit economico e combattere l’obesità. Risponde a questi due obiettivi la tassa sulle “Bevande gassate a zucchero aggiunto”, recentemente ideata dal governo di Parigi. Accanto ai tradizionali rincari sulle sigarette e sull’alcol (rum escluso, si badi), a finire nel mirino dei legislatori sono aranciata, acqua tonica e, soprattutto, il colosso Coca Cola che già capeggia il partito degli scontenti.

La salute e l’economia. La tassa “anti obesità” intende combattere a suon di rincari l’eccesso di peso diventato molto frequente nella popolazione francese, con una quota di obesi quasi raddoppiata dal 1997. Facendo proprie le raccomandazioni dell’ Organizzazione mondiale della Sanità, il premier Fillon ha difeso “l’ aumento del prezzo delle bevande zuccherate il cui consumo incontrollato favorisce l’aumento di peso, in modo da incoraggiare i cittadini a ridurre il loro consumo”. Ma l’intento principale, inutile nasconderlo, pare essere il risanamento dei conti (obiettivo che necessita di 11 miliardi di euro) e il mantenimento della “tripla A” degli organi di rating, capace di tenere la Francia qualche gradino sopra Italia, Spagna, Portogallo e Grecia.

Coca Cola sul piede di guerra. “Le bevande gassate rappresentano in media il 3,5% dell’apporto calorico quotidiano di un individuo: non è certo concentrandosi su quel 3,5% che si affronta seriamente la questione dell’eccesso di peso. Le ragioni di salute pubblica semplicemente non reggono”. Sono le parole di disappunto di Tristan Farabet, dirigente della Coca Cola Entreprise che proprio non ci sta a far passare la bevanda più commercializzata al mondo per la causa primaria del dilagare di sovrappeso e obesità.

Raffaele Emiliano