Genova: D’Alema fischiato dai precari

Un’accoglienza poco calorosa: è quella che alcuni lavoratori precari della Amiu Bonifiche di Genova hanno riservato al presidente del Copasir, Massino D’alema, giunto nel capoluogo ligure per partecipare alla locale Festa democratica. Quando l’ex presidente del Consiglio è salito sul palco è, infatti, stato investito da un coro di fischi che lo hanno costretto a interrompersi per chiedere ai contestatori la cortesia di farlo proseguire. E nella mattinata, partecipando al corteo della Cgil a Genova, era già stato apostrofato da un signore che lo aveva invitato a “vendere lo yacht“.

Lo yacht da vendere – I genovesi non amano Massimo D’alema. Stando alla cronaca di quanto accaduto ieri nella città ligure, viene da pensare che i concittadini di Faber abbiano in scarsa simpatia l’attuale numero uno del Copasir. Nella mattinata, sfilando nel corteo di protesta organizzato dalla Cgil, l’ex ministro degli Esteri, in camicia bianca e giacca sulla spalla, è stato, infatti, contestato da un signore che lo ha provocatoriamente invitato a vendere il suo yacht: “E’ tempo che ve ne andiate tutti a casa”, ha scandito all’indirizzo del dirigente del Pd, che si è limitato a incassare senza proferire parola.

Precari arrabbiati – Non è andata meglio in serata, quando l’ex premier ha partecipato alla Festa democratica incentrata sul tema “Trasporta l’Europa nel Mediterraneo” al Porto Antico. Sfoggiando la stessa mise, D’Alema è stato questa volta contestato da un gruppo di lavoratori precari della Amiu Bonifiche, municipalizzata del Comune, che gli hanno “rimproverato” la parentela con l’ad dell’azienda (Pietro Antonio D’Alema, cugino del democratico), con il quale hanno un contenzioso. “Vorrei rassicurare questi lavoratori precari – ha detto il dirigente del Pd – che per quanto mi riguarda auspico che gli amministratori di questa azienda li incontrino per trovare una soluzione ai loro problemi”. Tutto risolto? Soltanto in parte perché all’uscita dalla festa, il numero uno del Copasir è stato nuovamente investito da un coro assordante di fischi e di “Vergogna”.

Maria Saporito